Di Laura Tirloni - Parliamo di mobbing, un argomento di cui si è già più volte trattato in questo portale (v. guida legale sul mobbing). In questo caso vogliamo soffermarci sull'impatto psicologico sulle vittime. Elemento fondamentale anche per poter stimare la portata del danno che potrà essere oggetto di richiesta risarcitoria. 

 
Abbiamo senza dubbio a che fare con una forma di violenza psicologica che si manifesta, in modo ripetuto, sul posto di lavoro, da parte del datore di lavoro o di un gruppo di lavoratori nei confronti di un singolo. Già in partenza si prospetta, quindi, una disparità e ciò è la principale fonte di sofferenza per il soggetto coinvolto, proprio perché il lavoratore vittima di mobbing si sente solo e isolato di fronte a un gruppo che lo attacca, lo svaluta, lo emargina, lo dequalifica, lo perseguita e in ultima analisi, ne compromette pesantemente la reputazione.

In casi estremi si può assistere a un vero e proprio sabotaggio del lavoro della "vittima" o persino a compiere azioni illegali che come tali sono autonomamente perseguibili.
La finalità di queste azioni persecutorie è di norma quella di eliminare "lavorativamente parlando" un soggetto che per diverse ragioni è diventato "scomodo", attaccandolo sul piano psicologico, determinandone il licenziamento o inducendolo alle dimissioni.

Di norma, il mobbing trae origine da sentimenti di invidia, competitività, dal fatto di sentirsi ingiustamente surclassati, o dalla volontà di indurre il soggetto a licenziarsi, evitando così possibili rivendicazioni da parte del lavoratore. In talune circostanze si può addirittura parlare di vere e proprie strategie aziendali, messe in atto a tale scopo.
Come è facile intuire, il fenomeno determina gravi ripercussioni sulla vittima, sia sul piano fisico che psichico. Si possono, infatti, manifestare ansia, depressione, insonnia, attacchi di panico, ipertensione e disturbi psicosomatici. In questi casi, il soggetto vittima di mobbing può alternare vissuti di rabbia per un'ingiustizia subita e sentimenti auto-svalutanti di inadeguatezza e colpa.

In una situazione di tale fragilità emotiva e psicologica è di fondamentale importanza potersi affidare a professionisti in grado di guidare e supportare il soggetto, sia sul piano psicologico che legale (civile o penale), scoraggiando le intenzioni di dimettersi e incentivando, invece, il ricorso ad un breve periodo di malattia o di ferie per ristabilire un nuovo equilibrio, riacquistare una relativa serenità e poter così programmare un piano d'azione.

È determinante, altresì, in queste situazioni, poter raccogliere prove concrete che attestino la presenza del mobbing, attraverso resoconti, testimonianze di colleghi, registrazioni e così via.
Sul piano psicologico, l'esperto dovrà rappresentare per la vittima una figura di supporto con cui condividere la rabbia, la sofferenza e i sentimenti connessi a tale esperienza di dolore, accompagnandolo in un percorso teso a non lasciarsi sopraffare e a non cedere passivamente allo sconforto, ma, piuttosto, ad affrontare il problema con la massima serenità possibile.
Sul piano legale, invece, l'avvocato che si troverà a dover difendere un soggetto vittima di mobbing sarà tenuto a conoscere e a considerare anche gli aspetti psicologici implicati nel fenomeno. Solo in questo modo potrà intervenire in modo corretto in difesa della vittima

 
Il mobbing è, infatti, un fenomeno che non può essere circoscritto su un piano esclusivamente giuridico, ma che richiede modalità di approccio, ruoli e competenze interdisciplinari, non potendo prescindere né da un'adeguata conoscenza delle norme che regolano il diritto del lavoro e la tutela dei lavoratori, né dalla psicologia del mobbizzato.

L'avvocato avrà, quindi, il compito di misurare le vicende della vittima con il metro delle leggi e della giurisprudenza esistenti in materia, di valutare l'idoneità dei comportamenti e degli atti posti in essere ad arrecare danno, di analizzare gli illeciti e le responsabilità che da essi derivano, nonché il grado di attendibilità delle prove, sia documentali che testimoniali, ma per poter dimostrare la lesività del mobbing, quantificarne la dannosità ed approntare una giusta difesa della vittima in giudizio, avrà certamente bisogno di un supporto specialistico, come può essere quello fornito da uno psicologo, in termini di studio della personalità dell'individuo mobbizzato, delle implicazioni psicologiche e delle ricadute che le condotte perpetrate in ambito lavorativo hanno provocato sullo stesso, oltre che dell'attuazione di metodologie e competenze per sostenere e guidare la vittima nella ripresa.

Avvocato e psicologo sono due professionalità chiamate, dunque, in un'ottica di necessaria interdisciplinarietà, ad offrire le proprie competenze integrate in fatto di mobbing, cooperando e rapportandosi reciprocamente, scambiando continuamente e sinergicamente le informazioni, condividendo le strategie messe in atto - ognuno nel proprio campo, secondo la propria esperienza e nel pieno rispetto della propria etica professionale - e puntando alle medesime finalità di tutela del mobbizzato.
Un approccio di questo tipo potrebbe condurre a risultati concreti e decisivi nel contrasto ad un fenomeno che secondo le ultime stime coinvolge, solo nel nostro Paese, circa un milione di lavoratori ed è in continua crescita, assumendo proporzioni talmente rilevanti da essere considerato una vera e propria piaga sociale

Laura TirloniLaura Tirloni - Pagina del profilo
Contatti: tirloni.laura@hsr.it

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