Di Laura Tirloni - Parlando di "Sex addiction" o "Dipendenza dal sesso", si intende descrivere una condizione patologica caratterizzata da un'eccessiva focalizzazione su tutto ciò che riguarda il sesso e la presenza di persistenti pensieri che inducono la persona a intraprendere attività sessuali ripetitive, a carattere compulsivo, senza poter esercitare alcun controllo su di esse. Può interessare sia uomini che donne - in tal caso - si parlerà, rispettivamente, di sessuomania e di ninfomania.
La sindrome viene citata per la prima volta nel 1886, ma è nell'ultimo ventennio che il disturbo è stato ampiamente studiato e si è imposto all'attenzione dell'opinione pubblica, soprattutto negli Stati Uniti, di pari passo con le modificazioni nella valenza e rilevanza sociale del sesso. Dai rapporti basati essenzialmente sulla procreazione all'interno della famiglia, si è infatti passati a quelli relazionali, fino ad approdare al sesso come piacere edonistico.
In generale, nella testa del soggetto con dipendenza sessuale, non c'è posto per i desideri e i bisogni altrui, e ancora meno per una relazione autentica con l'altro. L'unica cosa che conta è appagare la propria voglia di sesso.
Da uno studio italiano condotto dal sessuologo Willy Pasini, emerge che nel nostro Paese circa il 6% della popolazione maschile è affetta da dipendenza sessuale.
Volendo delineare un identikit del soggetto maschio affetto da sexual addiction, si può affermare che ha per lo più un'età compresa tra i 20 e i 40 anni, un buon livello socio-culturale, è spesso sposato e desideroso di trasmettere un'immagine di sé come di uomo socialmente e psicologicamente forte e irreprensibile. Ma interiormente è preda di istinti e fantasie erotiche che tendono ad interferire in modo ossessivo con l'attività lavorativa e si ripercuotono negativamente sulla sfera sentimentale. Il bisogno di trovare un appagamento quasi immediato ai propri impulsi non ha nulla a che vedere con un sano desiderio sessuale, ma più con un istinto primario che viene prima di ogni altra cosa (lavoro, famiglia, amici) e che lo conduce a cercare soddisfacimento con qualsiasi mezzo (attraverso materiale pornografico, frequentazione di prostitute, navigazione su siti hard, o mettendo in atto vere e proprie molestie).
Per quanto riguarda la dipendenza sessuale tra le donne, la percentuale si assesta sul 2% e assume forme più passive di comportamento, esprimendosi sotto forma di attività voyeuristiche o di ricerca di rapporti con sconosciuti, nel tentativo di soddisfare l'irrefrenabile bisogno di contatto fisico.
In tutti questi casi può essere il soggetto stesso che, imprigionato in dinamiche coatte, decide di chiedere un consulto psicologico, oppure ciò può avvenire su spinta di terzi.
Di norma, un intervento psicologico deve mirare a ristabilire nel soggetto un approccio più sano alla sessualità, aiutandolo a mettere a fuoco le possibili cause che hanno alimentato il disturbo e aumentando la consapevolezza sui rischi fisici e psicologici connessi a tale condotta. L'approccio potrà dunque essere di tipo psicoterapico, eventualmente associato a terapia psicofarmacologica.
Tuttavia, proprio a causa della mancanza di controllo sull'impulso sessuale, soprattutto con riferimento ai soggetti maschili, i quali sulla base delle statistiche effettuate tendono a mettere in pratica differenti modalità di appagamento del proprio bisogno e con ogni mezzo, l'ipersessualità assume una rilevanza che va oltre la dimensione clinica o sociologica, acquisendo rilievo anche dal punto di vista giuridico.
È, infatti, elevato il grado di esposizione al rischio di commissione di reati per i soggetti con sindrome da sex addiction, con le ovvie conseguenze in ordine alla valutazione della pericolosità sociale che ciò comporta. L'incapacità di frenare i propri impulsi deteriora i rapporti importanti per l'esistenza del soggetto (dal punto di vista affettivo, relazionale e lavorativo), oltre alle attività quotidiane e sociali, esponendolo all'integrazione delle più svariate fattispecie di reato: dalle molestie alla violenza sessuale, alla pedopornografia, sino allo stalking e al sexual harassment.
L'ipersessualità può assumere notevole rilevanza anche all'interno delle relazioni stabili, rendendo intollerabile la convivenza, determinando la rottura del rapporto coniugale e conducendo alla separazione, poiché considerata, come ha avuto modo di affermare la stessa giurisprudenza di legittimità, un'"anomalia psichica" che rende il soggetto che ne è affetto incapace di stabilire il rapporto interumano che sta alla base del matrimonio (Cass. n. 4387/2000).
Ciò rende, pertanto, di estrema importanza avviare un'accurata osservazione del soggetto, formulare una diagnosi e attivare gli strumenti idonei, sia dal punto di vista clinico che giuridico, attraverso una prospettiva multidisciplinare, con l'obiettivo di prevenire e contrastare un fenomeno sociale in decisa espansione.