di Angelo Casella
E' insorta querelle sulla riforma della legge elettorale, correttamente definita porcellum per l'elevato livello dei suoi contenuti.
La controversia verte non tanto sulla possibilità, ora negata all'elettore, di scegliere i propri candidati, quanto sul sistema elettorale, se maggioritario/bipolare, ovvero proporzionale/multipolare.
La questione sul tappeto è frutto della consueta confusione ideologica per la quale lo schieramento politico che "vince" le elezioni DEVE governare, con ciò confondendo potere legislativo e potere esecutivo ed attribuendo a quest'ultimo le facoltà proprie del primo.
In realtà, come sappiamo, le SCELTE di governo del Paese debbono provenire dal Parlamento, ovvero dal consesso che rappresenta i cittadini e che, per loro incarico e conto, si occupa della gestione della collettività, incaricando il governo di dare attuazione alle SUE decisioni. Il travisamento oggi attuato è totale, con il governo che tiene al guinzaglio i parlamentari come una muta di cagnetti addestrati ai quali fornisce abbondante cibo, e che fa e dispone della cosa pubblica a proprio piacimento, occupando le funzioni riservate al Parlamento.
Ciò si è reso possibile perché vi è un elemento inquinante della pseudo-democrazia nella quale viviamo e questo è il partito politico, un assembramento selvaggio di opportunisti che vedono nella politica solo un'opportunità di arricchimento personale, di accesso a poltrone privilegiate ed a favori pregevoli, nonché alla possibilità del comodaccio sfrenato, all'impunità, alla prevaricazione, all'appropriazione, più o meno indebita. L'obbiettivo della cura dell'interesse comune, il senso della assunzione di un servizio per la collettività, la responsabilità di un impegno per dare alla collettività un futuro migliore sul piano materiale e su quello morale, sono totalmente e desolatamente assenti.
I partiti politici, sciaguratamente privi di una apposita normativa che ne regoli nascita, vita e funzioni, oggi costituiscono l'espressione - a livello istituzionale - delle istanze e degli interessi di centri economici particolari i quali intendono avvalersi del potere pubblico per ottenere speciali vantaggi economici.
In conseguenza di ciò, il Parlamento non è il luogo ove si dibatte come meglio orientare l'azione dello Stato per il bene della comunità nazionale, bensì lo squallido mercato di interessi particolari che cercano di prevalere l'uno sull'altro, fino a quando concordano una divisione della torta, a scapito - si intende - dell'interesse della collettività.
La cosiddetta "esigenza di governabilità" del Paese, (invocando la quale si sono commessi delitti orribili contro la democrazia, come l'osceno "premio di maggioranza", i decreti legge a pioggia, la nomina partitica de deputati, la violazione costante della Costituzione e dei diritti civili, l'orchestra delle menzogne), è solo un pretesto di bassa lega per fare i propri comodi, per arrivare alla svelta ai propri particolari fini di lucro.
Inutile ricordare che il potere pubblico, usato come fatto privato, deforma una comunità, mutando i cittadini in sudditi, distrugge la fiducia del mandato ed è contraria al sacro principio dello Stato di Diritto.
L'indecoroso spettacolo che la politica oggi esibisce ai nostri occhi con il salto della quaglia dei vari deputati attirati da ricco mangime, mostra e conferma come il Parlamento sia oggi divenuto un confronto di bande e non un'assemblea di responsabili a titolomorale, cioè squisitamengte individuale, dei problemi della società.
Oggi i partiti, nell'ansia esecrabile di riempirsi le tasche - a livello collettivo come individuale - rincorrono una dilatazione sregolata e invasiva di tutta la vita nazionale. E per far ciò, oltre a violare indegnamente il divieto (imposto dal popolo) del finanziamento pubblico, ricorrendo al puerile e grottesco espediente dei rimborsi elettorali, controllano la sanità disponendo sulle nomine ospedaliere, sulla privatizzazione dei servizi sanitari e assistenziali. Si intrallazzano con camarille, clan e malavita per fruttuose iniziative comuni, mettono il naso in tutte le nomine pubbliche, anche degli enti partecipati (ed il risultato è un terrificante calo delle competenze e delle professionalità). Interferiranno nelle nomine dei docenti universitari (così sottoponendo a controllo la cultura del Paese). Cercano con ogni mezzo di asservire la Magistratura, onde sottrarsi senza pene personali alle norme dell'ordinamento.
L'elenco potrebbe continuare. Basti dire che i partiti hanno invaso ogni aspetto ed espressione della vita sociale e, in alcuni casi, anche della vita privata.
Deriva da tutto ciò che si va formando una società nella quale capacità e merito sono penalizzati ed in loro luogo invece esaltati i peggiori difetti umani: opportunismo, servilismo, camaleontismo, omologazione, malizia, corruzione, compiacenza, amoralità, grettezza, spregiudicatezza. Tutti quelli, cioè, che servono per sintonizzarsi con e dentro strutture ad elevata componente gerarchica (i partiti, che menano la danza).
Ed il bipartitismo, e la legge elettorale che lo favorisce, sono funzionali a questo disegno di potere totale.
Nella recente esperienza di bipartitismo, non abbiamo mai visto l'altro partito, la cosiddetta opposizione. Abbiamo piuttosto constatato una costante e corriva complicità. E, grazie a Wikileaks, apprendiamo ora con sgomento che Bersani - già capo di questa sé dicente opposizione - era perfino disponibile all'assoluta turpitudine di appoggiare la "riforma" (leggasi annientamento) della Magistratura, voluta da Berlusconi per evitare le attese conseguenze della sua disinvoltura. Ed ora, di questa "riforma" si impossessa il Renzi, il nuovo portavoce dei poteri oscuri che intendono gestire il Bel Paese.
La devastazione istituzionale in atto non trova nessun oppositore (salvo, forse, i c.d.5 Stelle). Chi commette danni irreparabili per la nazione può agire indisturbato.
Questo Paese è già allo stremo, sia materiale, sia morale. Prima che esali l'ultimo respiro e si decomponga nello staterello di un Idi Amin, è urgente liberarlo da tutte queste sanguisughe.
Amen
Angelo Casella