Dott.ssa Margherita Marzario
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Abstract: L'Autrice ci presenta in sintesi lo scopo ultimo della mediazione familiare a sostegno delle relazioni familiari, fondamento dell'essere persona
"Attraverso i conflitti familiari si costruisce la personalità, l'identità. I conflitti familiari o ti uccidono o ti fanno diventare pienamente persona" (la scrittrice Silvia Avallone).
I singoli conflitti familiari sono normali e positivi ma non la conflittualità continua, lacerante ed esasperante che può sfociare anche in forme di violenza.
Per canalizzare la conflittualità familiare e alfabetizzare al conflitto familiare, negli USA è stata professionalizzata la mediazione familiare, maturata in Italia sul finire degli anni ‘80. Nonostante siano passati decenni dalle attività pioneristiche di James Coogler, avvocato divorzista e terapeuta familiare, non si è ancora giunti ad una sua definizione univoca, data anche la varietà dei modelli di mediazione familiare. "La Mediazione Familiare è uno strumento destinato a tutte quelle coppie, sposate o conviventi, con o senza figli, che si stanno separando legalmente o di fatto, stanno divorziando, sono già separate o divorziate e vogliono modificare i precedenti accordi" : può essere questa una definizione "laica" che non si schiera per nessuna corrente.
"L'obiettivo principale e comune ad ogni modello di mediazione familiare è quello di incrementare la capacità di negoziazione delle parti, stimolando la «riapertura dei canali di comunicazione» nella coppia e proponendo alla medesima degli itinerari diversi, nel rispetto dei propri bisogni. Quindi, attraverso la promozione di un dialogo costruttivo, ogni modello si prefigge di superare la rigidità presente tra i due ex coniugi, per arrivare a soluzioni reciprocamente accettabili e durevoli nel tempo, attraverso la trasformazione del conflitto da competitivo a collaborativo. Per la realizzazione di ciò, ogni modello prevede un setting ben preciso di incontri, ognuno dei quali ha finalità e metodi ben definiti.
Il numero di questi incontri varia a seconda del modello adottato, ma di solito la media è di 8-12 sedute, distribuite in un arco di tempo variabile dai sei mesi ad un anno" (dalla pedagogia delle relazioni familiari) . Anche se dai primi sviluppi della mediazione familiare in Italia sono cambiate le teorie e le metodiche, è apparsa chiara sin dagli esordi la sua funzione: far passare dalla rigidità delle posizioni alla riapertura dei canali di comunicazione nel rispetto dei bisogni e nella reciprocità delle situazioni. "Re"- e "ri"-, sono lo stesso prefisso che indica "movimento all'indietro, ritorno a uno stato precedente, atto ripetuto", proprio come nelle relazioni familiari funzionali, nei conflitti familiari disfunzionali e negli incontri di mediazione.La mediazione familiare, pertanto, non è nata per il fallimento delle relazioni familiari, ma a conferma della fondamentalità delle relazioni familiari e delle esigenze di rinnovamento delle stesse relazioni.
Nella mediazione familiare si riconosce la positività dei conflitti e la normalità della dimensione conflittuale della famiglia essendo questa anche una forma di educazione all'alterità e alienità. "La famiglia è il luogo nel quale si impara anche a fare i conti con una alterità reale, vissuta senza retorica, e ci si esercita alla logica della solidarietà, che è logica della gratuità nei confronti dei membri più deboli; è qui che ci si inserisce in uno scambio di valori, di affetti, di ideali, di prestazioni interessate in modo non mercantile. Nella famiglia si scopre che la logica della privatezza e quella dell'apertura non sono antagoniste. Si diventa capaci di gestire i conflitti, di convivere col limite e con la crisi misurando, dolorosamente, tutta la distanza che può esserci tra un progetto di relazioni e di benessere e la realtà di sofferenze e mediocrità dipendenti da errori, inadeguatezze, evenienze impreviste, comportamenti incongruenti… Una famiglia che vive nella trasparenza dei valori le proprie debolezze insegna ai figli a tener conto del quotidiano nel formulare i loro sogni e li aiuta ad uscire dall'adolescenza senza cadere nella disillusione o nel nichilismo" (Alfio Briguglia, studioso di tematiche educative e familiari) . La mediazione familiare sostiene tutta la famiglia a non passare dal fallimento al nichilismo.
"Riconoscendo le caratteristiche peculiari delle dispute familiari, ossia: il fatto che le dispute familiari coinvolgono persone che, per definizione, avranno rapporti interdipendenti e continui; il fatto che le dispute familiari nascono in un contesto di emozioni dolorose e le incrementano; il fatto che la separazione e il divorzio hanno un impatto su tutti i membri della famiglia, specialmente sui bambini" (dal Preambolo della Raccomandazione R (98)1 del Comitato dei Ministri agli Stati Membri sulla mediazione familiare del 21 gennaio 1998), la mediazione familiare non è una professione, ma "professione" nel senso etimologico: da "professare", parlare davanti. Perché la mediazione cerca di chiarificare lo stato di conflittualità e di prospettare un nuovo futuro.
"Comunque, quand'anche i genitori fossero molto bravi, è indispensabile una figura all'esterno della famiglia che faccia da guida, che dia buon esempio, che sia entusiasta nell'additare un ideale" (Valentino Salvoldi, teologo e scrittore). La mediazione è additare l'ideale (da "vedere") della famiglia che rimane tale anche durante e oltre la crisi della coppia. Così la mediazione familiare è sempre più "a misura di bambini", perché loro aspirano comunque alla famiglia ed ispirano sempre la famiglia, "considerando il bisogno di assicurare la protezione degli interessi superiori del bambino e il suo benessere, tale quale consacrata negli strumenti internazionali" (dal Preambolo della Raccomandazione R (98)1).
"Adirarsi è facile, ne sono tutti capaci, ma non è assolutamente facile e soprattutto non è da tutti adirarsi con la persona giusta, nella misura giusta, nel modo giusto e per la giusta causa" (Aristotele in "Etica a Nicomaco").
Dott.ssa Margherita Marzario