Avv. Francesco Pandolfi - cassazionista
Nota a commento tratta dal doc. XXII bis n° 8 della Commissione Parlamentare d'Inchiesta 2013 ( Senato della Repubblica XVI Legislatura ), istituita con deliberazione del Senato il 16.03.2010 ed approvata dalla Commissione nella seduta del 09.01.2013, sulle vaccinazioni militari.
L'inchiesta verteva, in generale, su: "casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti in cui vengono stoccati munizionamenti, in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nano particelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni".
Nella Relazione del sen. R.G. Costa, ove viene altresì affrontato lo specifico tema della pericolosità ed eventuale dannosità delle vaccinazioni ai militari, si legge quanto segue.
Le Autorità Militari e Istituzionali hanno ammesso la plausibilità che alla somministrazione di vaccini possano conseguire risposte e reazioni gravi, non prevedibili.
Anche da parte di chi sostiene l'irrinunciabilità delle vaccinazioni militari non viene negata tale possibilità; il Generale Marmo aveva avuto modo di avvertire che: i vaccini sono generalmente sicuri, tuttavia in rare occasioni possono indurre la formazione di autoanticorpi o malattie autoimmuni o sindromi infiammatorie.
L'esame di schede vaccinali da parte della Commissione ha svelato la presenza di malattie da vaccini e carenze nella gestione delle pratiche di vaccinazione accompagnate spesso da incompleta o poca chiarezza nella loro registrazione.
Le criticità rilevate, sia pur in un campione documentale selezionato, sono significative della necessità che le Autorità Militari intervengano con l'urgenza dovuta nella revisione di regole e processi operativi, anche impostando sistemi di monitoraggio appropriati.
Dall'analisi del campione si evidenzierebbero problemi legati a:
1) conduzione di sedute vaccinali coinvolgenti nella medesima data gruppi di centinaia di militari il cui svolgimento appare difficilmente compatibile con un'accurata gestione amministrativa e sanitaria di ogni singolo atto vaccinale ,
2) assente o carente annotazione o sottovalutazione sullo stato immunitario dei militari in rapporto a vaccinazioni di base praticate in età infantile,
3) carenza nella valutazione anamnestica specifica prevaccinale,
4) mancata evidenza delle modalità di acquisizione del consenso informato secondo le previsioni normative di riferimento e secondo i disciplinari specifici del sistema sanitario militare,
5) plurime somministrazioni del medesimo vaccino,
6) carenza e scarsa leggibilità delle informazioni contenute nel documento vaccinale individuale, presenza di correzioni non validate per data di esecuzione delle somministrazioni.
Conclusivamente, la Commissione ha ritenuto necessario:
a) adottare norme di legge che includano le erronee modalità di vaccinazione tra i fattori di possibile rischio per la salute del personale militare e provvedano a stabilirne l'indennizzabilità nel caso dell'insorgere di gravi patologie invalidanti o in caso di decesso;
b) riesaminare l'intero processo posto a base delle vaccinazioni militari valutando le eventuali lacune dei controlli interni;
c) adottare, da parte dell'Ufficio generale della Sanità Militare, una direttiva che stabilisca con precisione termini e modalità di effettuazione dell'anamnesi vaccinale da parte del personale medico vaccinatore, e stabilisca modalità per la diffusione delle buone pratiche realizzate in tale ambito.
Avv. Francesco Pandolfi / diritto militare
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