Ai tempi della grande riforma del diritto di famiglia, negli anni '70 del secolo scorso, il Legislatore cercava di mantenersi in equilibrio fra il tradizionale principio della minima intromissione nei rapporti coniugali (accolto dal codice del '42 e ben espresso dal detto popolare "fra moglie e marito non mettere il dito") e le più liberali istanze che emergevano dalla società dell'epoca - come il principio della parità fra i coniugi e lo svincolamento della legge dai valori della morale arcaica e patriarcale, dagli antichi retaggi maschilisti. Ne venne fuori una ri-disciplina ponderata e allo stesso tempo rivoluzionaria dei rapporti matrimoniali, punteggiata (finalmente!) dall'istituto del divorzio.
A parere della Corte, non può infatti ravvisarsi in tale condotta di Caia alcuna violazione dei doveri di "lealtà, fedeltà e sincerità" che la Legge impone ai coniugi (tutti e due), risalendo i fatti taciuti a un tempo in cui codesti erano entrambi liberi.
A parere della Corte, non può infatti ravvisarsi in tale condotta di Caia alcuna violazione dei doveri di "lealtà, fedeltà e sincerità" che la Legge impone ai coniugi (tutti e due), risalendo i fatti taciuti a un tempo in cui codesti erano entrambi liberi.
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