Di Laura Tirloni - Ci sono fasi particolarmente delicate della vita, in cui ci si ritrova a dover fronteggiare problematiche complesse che coinvolgono la persona da diversi punti di vista. In questi casi, un aspetto troppo spesso trascurato è quello emotivo, che al contrario tende ad essere proprio quello che più influenza le nostre scelte.
Anche quando razionalmente pensiamo che sia giusto andare in una certa direzione, la nostra emotività, cioè quello che proviamo in una data circostanza, può spingerci in una direzione opposta, generando, non di rado, forti conflitti interni tra la nostra parte razionale e quella istintiva.
Quando ci troviamo a dover gestire particolari problematiche personali possiamo rivolgerci a un avvocato che, in veste di esperto giuridico, è in grado di indirizzarci verso la soluzione migliore, in base alle norme norme vigenti.
Tuttavia, di fronte a problematiche a forte impatto emotivo, (pensiamo ad una separazione, ad esempio) questo spesso non è sufficiente, proprio perché le parti in causa possono trovarsi coinvolte in dinamiche conflittuali che, se non adeguatamente gestite, tendono a sconfinare in ulteriori problemi, determinando disagio e sofferenza psichica.
Nei casi in cui l'assistito necessiti di un supporto mirato anche sul piano emotivo oltre che su quello meramente legale, un servizio integrato di differenti figure professionali si rivela maggiormente in grado di affrontare la complessità di alcune problematiche.
E' proprio la figura del counselor legale che può rivestire un ruolo centrale per indirizzare e supportare il cliente.
Il counseling è un'attività professionale (riconosciuta e regolata dalla Legge 4/2013), che ha la finalità di orientare e accompagnare la persona lungo il percorso verso il raggiungimento di un obiettivo o verso la soluzione di un problema, utilizzando strategie alternative e rinforzando la capacità decisionale. Ma quali sono le modalità di intervento di un counselor all'interno di uno studio legale?
Nei primi colloqui con il cliente, il counselor può affiancare l'avvocato al fine di effettuare un'analisi più accurata possibile del problema che viene così sviscerato da più angolature: non solo sotto il profilo strettamente legale ma nelle sue implicazioni emotive e psicologiche.
In una fase successiva, l'assistito può nuovamente avvalersi del counselor, come figura di supporto decisionale, per mettere a fuoco le proprie esigenze e necessità personali, per gestire le emozioni, per sostenere la funzione genitoriale nei casi di separazione o di problematiche legate all'affidamento dei figli.
Altri possibili ambiti di intervento del counselor sono senza dubbio quelli in cui è necessario gestire in modo adeguato la negoziazione e il conflitto come nei casi di successioni, rapporti con i familiari, fra vicini di casa, fra assistito e badante, oppure nell'ambito dei rapporti fra colleghi di lavoro.
Un approccio interdisciplinare dunque, che permette di affrontare in modo globale le esperienze complesse ed offrire così al cliente un'assistenza altamente qualificata.