Un padre che invita il figlio a 'farsi una canna' non e' perseguibile penalmente. Il suo atteggiamento, infatti, per quanto 'riprovevole', deve essere considerato una semplice 'provocazione' non punibile. Lo sottolinea la Corte di Cassazione che, in una sua sentenza, ha assolto Francesco B., un chirurgo plastico cinquantenne di Roma padre di due figli, accusato di aver 'tentato di indurre il figlio minore Daniele a fumare insieme a lui e alle cugine uno spinello di hashish'. Per la Suprema Corte, l'uomo non merita la condanna perche' il suo atteggiamento non e' altro che una 'squallida provocazione attuata da persona praticante uno spregiudicato, trasgressivo ed anticonformista modo di vita'. Una vita sicuramente anticonformista quella del chirurgo plastico romano, accusato di aver tentato di indurre il figlio al consumo di haschish (art. 56 c.p. del d.p.r. 73 n. 309/90), che andava sulla spiaggia di Latina insieme alle nipoti e agli amici per assumere hashish, suscitando l'irritazione e la riprovazione del figlio minore Daniele. Ma per tutta risposta, il padre lo invitava a farsi a sua volta una canna. Di qui la denuncia dei figli e della ex moglie secondo i quali il solo invito rivolto al figlio a fumare hashish configurava reato, al di la' della reazione che avrebbe avuto il ragazzo. Assolto dalla Corte d'appello di Roma, con sentenza del giugno 2003, Francesco B. e' stato assolto anche in Cassazione.
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