La Corte di Cassazione, confermando la sentenza che infliggeva alla RAI due multe da 25 milioni delle vecchie lire inflitte dal Garante per le Comunicazioni per una puntata di "Un giorno in pretura" andata in onda il 10/11/1997 in prima serata e dedicata al duplice omicidio di due minorenni da parte di un pedofilo di Foligno, ha stabilito che i minori non devono essere turbati, nel loro sviluppo psicofisico da programmi televisivi in prima serata che possano incidere negativamente su di loro anche se non si tratta di trasmissioni specificamente dedicate alla violenza o di carattere pornografico, ma solo di programmi informativi. La Corte ha inoltre stabilito che il divieto scatta anche se l'annunciatrice ha messo in guardia gli spettatori sul fatto che il programma è adatto solo a un pubblico adulto e ha precisato che, anche la sola mera narrazione o rappresentazione di un evento particolarmente traumatico o di un crimine efferato non possono che ritenersi nocivi per lo sviluppo del minore e proprio perché, sotto tale profilo, il medium radiotelevisivo, di per sé solo, è strutturalmente inidoneo a fornire un supporto sul piano emotivo, intellettivo e morale. La Suprema Corte, nella sua motivazione, si è anche richiamata ad un messaggio del presidente della Repubblica che nel luglio del 2002 aveva chiesto maggiori tutele per i minori.
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