di Paolo M. Storani - (prima puntata di Salvis iuribus) Il latino, lo ignoriamo, in primis chi Vi scrive, ma è tra noi.
L'Italia vive un'eterna condizione di interim.
Le parole latine hanno una singolare virtù: a dispetto di qualsivoglia vulnus, rinascono.
Il latino esige par condicio con le altre lingue, a partire dall'inglese.
Il nostro sistema è in eterna prorogatio, finanche il Presidente della Repubblica Napolitano più che rieletto è stato prorogato, mentre per la successione rispunta l'augusto nome di Romano Prodi dopo le incredibili pugnalate dei 101; riecco il latino nel commento inquieto dell'Ndc: "si pensi ad una figura veramente super partes".
Prima Repubblica. Claudio Martelli si supera rendendo noto al primo ministro, Ciriaco De Mita, che il governo pentapartito sarebbe durato soltanto a patto che avesse rispettato il programma: "Simul stabunt, simul cadunt" proclamò con solennità.
Aiuto!!!
La terza persona plurale del futuro del verbo "cado" è e rimane cadent, al Psi piacendo.
Studenti nel panico: passano tre o quattro giorni e Bettino Craxi - i socialisti tiravano sempre diritto anche davanti a Ronald Reagan e tra le loro virtù non hanno mai avuto la cultura (ma neppure Berlusconi e Renzi brillano per tale dote) -, non pago, tiene a sottolineare al Tg2: "Simul stabunt, simul cadunt".
Diabolicum perseverare.
Evidentemente il Partito Socialista dell'epoca aveva riformato anche il latino.
Cominciamo oggi il nostro viaggio attraverso i meandri della lingua più viva che mai da ratio legis.
E' forse una delle espressioni più diffuse nel mondo giuridico.
Significa: il criterio ispiratore di una legge, la ragione, il motivo scatenante dell'elaborazione di una norma, è il principio vero ed autentico.
L'architrave del provvedimento legislativo, lo spirito che lo anima e lo pervade.
Non hanno avuto successo i pressoché sinonimi intentio legis e mens legis.
A me personalmente (della serie: non frega niente a nessuno) piace un sacco ratio legis per porre in risalto lo scopo della norma.
In questo caso il latino mostra in tutta la sua potenza la sintesi estrema di cui è capace.
Nessuno direbbe mai rationes, ch'è il suo plurale.
L'extrema ratio è la soluzione disperata, l'ultimo rimedio possibile in situazione da acqua alla gola.
Il ritratto preciso ed esatto dell'Italia di oggi, 16 dicembre 2014, con un ringraziamento riconoscente ai politici che ci hanno amministrato negli ultimi venti o trent'anni: oculi dolent, dice Plauto riferendosi allo stato d'animo di una persona che prova dispiacere al cospetto di una tristissima situazione.
Appuntamento a domani, se vi va, per la seconda puntata.
A proposito, se scrivo castronerie (non sono un latinista perché Vi confesso che a me piace molto di più il greco) ditemelo: non mi offende, anzi per me è motivo di apprendimento, in special modo se tra di Voi ci fossero cultori della lingua latina.