di Marina Crisafi - A dispetto della pioggia di riforme che da tempo impegnano l'esecutivo per snellire e accelerare il corso dei processi, l'Italia si prende un'altra bocciatura dall'Europa, collocandosi al terz'ultimo posto per la durata dei procedimenti.
Secondo il rapporto annuale presentato ieri dalla Commissione Europea, il nostro paese ha un sistema giudiziario ancora troppo lento e inefficiente rispetto agli altri Paesi dell'unione, tanto che i tempi medi di un processo civile o commerciale sono di ben 608 giorni.
Stando alle statistiche, infatti, l'Italia è messa meglio solo di Malta e Cipro, mentre è di gran lunga lontana dalla media tedesca, di soli 192 giorni, e austriaca (135 giorni), discostandosi notevolmente anche dai cugini francesi che chiudono i processi in 308 giorni.
Ma la notizia peggiore è che la situazione si è persino aggravata rispetto agli anni precedenti: nel 2010, infatti, per risolvere un caso commerciale bastavano 493 giorni, salendo a 590 nel 2012 fino agli attuali 608 giorni.
Questa è la seconda bocciatura per il Paese, reduce di un precedente ammonimento della Commissione che lo scorso anno aveva raccomandato all'Italia di provvedere alla riforma del settore giudiziario, con interventi complementari rispetto a quelli già adottati.
La velocità dei processi, infatti, "è uno dei fattori chiave per rendere efficace la giustizia", mentre la lentezza fa male anche all'economia, fa sapere lo stesso commissario europeo, Vĕra Jourová, che annuncia, in occasione delle prossime raccomandazioni di primavera dell'esecutivo comunitario, nuove richieste "incisive" per l'Italia.
La bocciatura del Paese, però, se può consolare, non è totale.
Leggendo il rapporto emerge come in campo fallimentare l'Italia risolve i casi in meno di due anni, posizionandosi meglio dei tedeschi (ma peggio dei Francesi) e allo stesso livello per quanto riguarda la comunicazione elettronica tra le parti e i tribunali.
Scarica il rapporto UE sulla giustizia