Avv. Francesco Pandolfi
"L'URAGANO" UBERPOP E LA CONCORRENZA
Leggendo le notizie sul caso "Uber pop", viene spontaneo riflettere su alcuni concetti propri dell'economia e del diritto.
Tutti sappiamo che la concorrenza è quella situazione nella quale un certo numero di imprese competono sul mercato dando vita a medesimi beni o servizi idonei a soddisfare la domanda; diversi debbono essere, in una società che possa dirsi evoluta, i requisiti in grado di favorire la concorrenza e quindi, in ultima analisi, la convenienza per i consumatori finali nell'acquistare un certo prodotto.
I REQUISITI DELLA CONCORRENZA:
I requisiti classici sono:
1) un numero adeguato di protagonisti nel mercato, tanto sul versante dell'offerta del servizio quanto sul fronte della domanda,
2) inesistenza di ostacoli per immettersi in un certo mercato,
3) corretta informazione nel mercato di riferimento ove gareggiano i players,
4) gli imprenditori devono essere nelle condizioni di scambiarsi rapidamente le informazioni utili a competere nel segmento.
Non sempre però gli ordinamenti sono organizzati con norme adatte ad accogliere e a sviluppare la concorrenza; potrebbe infatti presentarsi la circostanza per la quale debba essere richiesto al legislatore uno sforzo per armonizzare regole protettive e rigide in vigore per specifiche categorie di lavoratori, con altre e diverse regole, magari dirompenti, atte potenzialmente a destabilizzare uno specifico mercato.
Può accadere, ad esempio, che norme in uso in California o in altri Paesi dell'Europa o del Mondo, non siano immediatamente sovrapponibili a quelle esistenti in Italia.
Proprio qui, nel nostro Paese, all'esito di un interessante quanto istruttivo ricorso promosso da organizzazioni sindacali di tassisti insieme a società che gestiscono servizi di radio-taxi il Tribunale di Milano, sezione specializzata in materia d'impresa, ha ritenuto di accogliere in sede cautelare le rimostranze del nutrito gruppo di ricorrenti d'urgenza che nel marzo 2015 si era attivato per reagire legalmente alla concorrenza sleale nascente dalla condotta di Uber.
UBER POP FAVORIREBBE L'ABUSIVISMO; VEDIAMO PERCHE':
E' noto che l'app UBER POP permette a chiunque di diventare un tassista, bastando alcuni requisiti a monte per poter in concreto avviare quest'attività: un autoveicolo, assenza di procedimenti penali, patente senza sospensioni da tre anni e poche altre cose.
In effetti, Uber pop si è posto sul mercato non solo come intermediario, ma come vero organizzatore dei "vettori" che a loro volta offrono disponibilità a muovere le persone all'interno di una città, abilitando di fatto all'esercizio anche soggetti non muniti di licenza.
Ora: a Milano, il Tribunale in sede cautelare ha risposto si alla domanda urgente proposta dal gruppo di tassisti lesi dal nuovo tipo di servizio e, pertanto, sarà sommamente utile per tutti scoprire la decisione finale che verrà presa, nel merito, dalla Magistratura.
GLI INTERESSI DEI CONSUMATORI E IL BUON USO DELLA TECNOLOGIA
Quello che resta da fare è ragionare su un punto: se cioè non sia il caso di rivedere l'ordinamento e le norme poste a presidio di tale segmento di mercato, al fine di renderlo compatibile con le esigenze dei consumatori finali, ossia di tutti noi.
Si perché penso che nessuno si senta di avallare la concorrenza sleale, oppure di frapporre ostacoli burocratici e/o normativi al diritto al lavoro dei tassisti, i quali hanno investito talvolta cospicue somme per munirsi di licenze e per organizzare il loro duro lavoro, ma credo che neppure si possa porre un argine all'innovazione e al buon uso della tecnologia, nel caso questa aiuti le persone ad avere una migliore e conveniente esperienza di acquisto del prodotto che cercano.
CONSIDERAZIONI
Le decisioni dei Tribunali meritano la massima attenzione e debbono essere rispettate in quanto risolvono un conflitto che le parti non hanno saputo o potuto sanare da sole; da un punto di vista più generale è parimenti importante tener presente i diversi diritti ed interessi in gioco, anche quelli di silenziosi ma decisivi protagonisti, come i "consumatori", troppe volte vittime indifese alla mercè di potenti giganti.
avv. Francesco Pandolfi
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