Avv. Francesco Pandolfi
LA CORTE EUROPEA SA BENE CHE LO STATO ITALIANO NON PAGA RAPIDAMENTE GLI INDENNIZZI A CHI E' VITTIMA DEI RITARDI DELLA GIUSTIZIA.
Ultimamente lo ha ricordato anche la Corte di Cassazione in una sentenza del 26.03.2015 (la n. 6078/2015): facendo un passo indietro nel tempo e tornando al 31 marzo del 2009, i giudici di Piazza Cavour hanno ricordato che la Corte Europea aveva chiaramente affermato quanto fosse "odioso" costringere gli aventi diritto all'indennizzo ex L. Pinto a presentare un altro e successivo ricorso in quanto il decreto di condanna emesso dalla Corte di Appello non viene eseguito rapidamente dallo Stato.
Detto in altri termini: il cittadino italiano che cosa deve fare per avere ragione di uno Stato che frappone strumenti giuridici inaccettabili (pensiamo alle opposizioni ai pignoramenti) pur di non pagare quanto gli è invece dovuto?
L'ACCORDO BANCA D'ITALIA - MINISTERO FUNZIONERA'?
A maggio è stato siglato l'accordo in questione per far si che la Banca d'Italia possa aiutare l'affaticato Ministero a pagare i decreti di equa riparazione, da anni in zona parcheggio.
Considerato che la Corte di Cassazione conferma espressamente la libera pignorabilità dei fondi del Ministero della Giustizia (proventi del Fisco aggredibili con pignoramento presso terzi), sarà questa finalmente l'occasione per tornare a tempistiche fisiologiche di liquidazione?
IL PRINCIPIO DI CIVILTA'
Lo Stato Italiano, dimostrando sistematicamente negli anni di non voler adempiere alle obbligazioni nascenti dai decreti di equa riparazione, ha ripetutamente violato il principio di civiltà dettato dalla Corte di Strasburgo, in forza del quale ogni Stato membro HA L'OBBLIGO di stanziare -senza scuse o tattiche dilatorie - tutte le somme occorrenti per la liquidazione dei creditori.
Questo significa che qualunque norma interna si ponga in contrasto con questo basilare principio, va disapplicata dai Giudici in quanto contrastante con i Trattati Internazionali.
CONSIDERAZIONI
E' da ritenersi che all'elevatissimo dispendio energetico e di risorse che lo Stato ha impiegato per fronteggiare le istanze dei creditori (impedendo a costoro di percepire tempestivamente le liquidazioni), poteva sostituirsi una task force di uomini e mezzi con il fine di velocizzare i pagamenti: ciò avrebbe evitato l'enorme spreco di denaro che invece si è avuto con la proliferazione crescente di contenzioso su contenzioso.
COSA FARE:
Utilizzare ogni strumento giuridico lecito per tenere costantemente sotto pressione il Ministero debitore, incalzandolo finanche con istanze di sollecitazione o diffide e senza risparmiare il neonato "facilitatore" (nonchè "preparatore di minute") presso la Banca d'Italia.
In origine, lo scopo della Legge Pinto era stato quello di spostare le cause di equa riparazione dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo alla Magistratura domestica.
Oggi, occorrendo, bisognerà tornare avanti quella Corte nel caso lo Stato italiano proseguisse con l'incredibile quantità di anacronistici inadempimenti sugli indennizzi.
Per contattare l'avv. Francesco Pandolfi
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