La crisi economica ha inciso profondamente nel tessuto sociale e nella vita delle coppie. Ci si separa più spesso rispetto al passato, ma se un tempo le principali difficoltà a cui si andava incontro erano principalmente dovute a quelle ferite interne che la fine di un amore inevitabilmente provoca, oggi la coppia in crisi deve fare i conti anche con inevitabili problemi di natura economica.
Ne abbiamo parlato con l'Avv. Cesare Rimini, indiscusso principe del foro matrimonialista, autore di numerosi interventi sul Corriere della Sera e di pubblicazioni di notevole spessore tra cui: Dica pure avvocato, Mondadori 1988; E a casa, tutti bene?, Bompiani 2006; Le storie di Piero, Bompiani 2008; Lasciamoci così... appunti e ricordi di un avvocato matrimonialista, Longanesi 1994.
Nato a Mantova nel '32, ha sempre esercitato a Milano. La profonda umanità di questo Maestro del diritto traspare anche dalle righe dell'esclusiva intervista che, generosamente ci ha concesso.
Lo ringraziamo con viva cordialità!
Avvocato Cesare Rimini, Lei è il più famoso dei matrimonialisti in Italia. A volte le cronache raccontano di padri separati che per pagare il mantenimento a moglie e figli non possono permettersi di pagare l'affitto per una nuova casa e diventano dei clochard. Non pensa che a volte agli ex mariti siano imposti oneri economici insostenibili?
Lasciamo stare la fama, quello che conta è, forse per l'età, le migliaia di storie che ho sentito.
Il nostro lavoro non Ti permette di annoiarTi. E questo è un privilegio. Ogni cliente nuovo è una persona nuova che vedi e che conosci nei suoi problemi più intimi dopo pochi minuti.
Il problema degli oneri che gravano sui padre separati è assolutamente vero, ma bisogna non dimenticare due cose: che il giudice nel fare il suo provvedimento ha dei dati precisi se si tratta di persone a reddito fisso e dei dati molto più incerti quando si tratta di redditi da lavoro autonomo. Il Giudice ha spesso il sospetto che una parte dei redditi non siano dichiarati e perciò tenta di ancorarsi al tenore di vita da cui dedurre indirettamente il reddito dei coniugi.
E' vero che il matrimonio conviene ai mariti mentre la separazione conviene alle mogli?
Non è affatto vero, ci sono anche mogli con bambini che vengono a trovarsi in enormi difficoltà. Una soluzione davvero eccellente è quella adottata da alcuni tribunali, in virtù della quale il presidente, all'inizio della causa di separazione (e di divorzio se i problemi economici sono ancora aperti), chiede alle parti di produrre una dichiarazione sostitutiva di atto notorio, nella quale entrambi i coniugi devono indicare, assumendosene la responsabilità anche penale, i propri redditi, i propri patrimoni mobiliari e immobiliari in Italia e all'estero. I fenomeni a cui Tu alludi, i rischi di provvedimenti "sbagliati" si riducono molto seriamente perché è raro che una parte menta, correndo i rischi che ne derivano in una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà.
Negli ultimi tempi il sistema giudiziario crea e disfa, con una velocità impressionante, le sue regole, sembra non ci sia mai una riforma della giustizia destinata a durare nel tempo. Cosa pensa di questo frequente utilizzo della decretazione d'urgenza? In particolare ritiene utili i recenti interventi in materia di negoziazione assistita?
I recenti interventi che hanno sicuramente velocizzato le procedure sono stati utili. Meno concreti mi sembrano quelli in materia di negoziazione assistita.
Quando ci si separa inevitabilmente le spese della famiglia aumentano: si paga un doppio affitto, raddoppiano le bollette e una sola macchina non può più bastare.
In questo contesto è davvero possibile che l'assegno di mantenimento possa garantire un tenore di vita analogo a quello goduto in costanza di matrimonio? Non c'è il rischio che solo uno dei due coniugi riesca mantenere quel tenore a discapito dell'altro?
Chi si occupa di diritto di famiglia sa che qualsiasi sia la posizione economica dei coniugi non ha senso logico pensare di poter mantenere il tenore di vita di entrambi i due pezzi della famiglia separata. Il "tenore di vita" serve come tendenza al giudice per dettare il suo provvedimento.
Marcel Achard scrisse che il matrimonio che può rendere davvero felice un uomo è quello di sua figlia. Lei che ne pensa?
In materia di matrimonio le frasi icastiche e di effetto sono infinite, ce ne sono anche nella Bibbia. La idea di fondo è che la felicità dell'uomo e della donna dipende dalla donna e dall'uomo che trova.
Ogni anno vengono celebrati circa 200mila matrimoni ma, allo stesso tempo, ogni anno ci sono più di 80.000 separazioni e 50mila divorzi. C'è qualcosa che non va nell'istituzione del matrimonio o è cambiato qualcosa nell'approccio a quest'istituzione?
Lasciando stare i numeri, tutti sappiamo che il matrimonio è cambiato in modo accelerato negli ultimi tempi e che non sono aumentate solo le separazioni e i divorzi, ma sono diminuiti anche i matrimoni che molte volte sono un sogno non realizzato o una esperienza rifiutata prima di averla.
Sulla base della sua esperienza, quali sono i principali motivi che portano alla crisi di coppia?
La crisi della coppia secondo me nasce dal silenzio. Quando non si parla più, quando non si litiga (anche le liti sono fisiologiche) non c'è più discorso e senza discorso il matrimonio naufraga fatalmente.
E' vero che a volte la separazione crea più problemi di quanti non se ne voglia risolvere?
E' vero che la separazione giudiziale apre la porta ad una infinità di problemi e che gli avvocati di esperienza si battono fino alla fine per cercare di trovare la strada per la separazione consensuale. E' certo, comunque, che se ognuno guarda il proprio lavoro con umiltà ci sono anche gli errori dei magistrati e degli avvocati, anche se l'impegno molte volte è serio e responsabile.
Quale è la sua opinione sui matrimoni gay e cosa pensa del ddl sulle unioni civili? Ritiene sia una buona disciplina o va integrata? E comunque il legislatore non dovrebbe attivarsi al più presto per colmare una lacuna sanzionata anche dalla CEDU?
La mia opinione sui matrimoni gay e sulle unioni civili è orientata con preferenza alle soluzioni attuate nel resto di Europa.
Eviterei il termine matrimonio, ma darei all'unione gay tutti i diritti che spettano ai cittadini eterosessuali.
E' ora di obbedire alla decisione della CEDU.
Lei rappresenta una figura di riferimento fondamentale per gli avvocati italiani, soprattutto per i più giovani. Cosa può consigliare loro in un'epoca contrassegnata da una così profonda crisi dell'avvocatura?
Ai giovani avvocati consiglio l'impegno che hanno dovuto avere i vecchi avvocati. Nel campo del diritto di famiglia la crisi economica si è fatta sentire anche più che negli altri settori. Basta dire che ci sono coppie che non hanno i mezzi per separarsi. Non per le spese della giustizia, non per le spese degli avvocati, ma perché mancano i mezzi come dicevamo prima, per creare da un menage due menage.
In una recente intervista Lei ha affermato che un avvocato non è un grande avvocato se non ha mai avuto almeno un cliente povero. Oggi che anche gli avvocati sembrano diventati una delle nuove categorie di poveri questa regola vale ugualmente?
Per la verità io ho detto che un avvocato deve avere anche i clienti poveri, non per un gesto di doverosa solidarietà, ma perché dalle cause dei poveri impari molto di più che dalle cause dei ricchi. I poveri, nel senso antico del termine, ti aiutano a capire i problemi e forse anche a migliorare la qualità come donna, come uomo e anche come avvocato.