di Marina Crisafi - Non c'è nessun diritto allo ius primae noctis e qualsiasi costrizione anche nel rapporto coniugale è violenza sessuale. Lo ha ricordato la Cassazione, in una sentenza depositata in questi giorni, confermando la condanna di un uomo di 43 anni per il reato di violenza sessuale nei confronti della moglie 29enne.
La coppia si era sposata nella primavera del 2010 e dopo 3 mesi di matrimonio era finita davanti ai giudici.
La vicenda, resa nota dal legale della vittima, come riportato dall'Ansa, vedeva infatti l'uomo obbligare la moglie ad avere rapporti sessuali la prima notte di nozze, sulla pretesa dell'adempimento dei doveri coniugali, nonostante il netto rifiuto di lei.
Risultato, dopo tre mesi di un matrimonio rivelatasi un incubo, la coppia si era separata e la donna aveva denunciato il marito per violenza sessuale. L'uomo era stato condannato a un anno e 8 mesi sia in primo che in secondo grado e la Cassazione ha pronunciato ora il verdetto definitivo.
Confermando la condanna gli Ermellini hanno rigorosamente affermato che, pur essendo vero che l'unione matrimoniale è fondata anche sui doveri di soddisfazione sessuale reciproca, tanto che il rifiuto, reiterato e ingiustificato di un coniuge di avere rapporti con l'altro può rilevare ai fini dell'addebito della separazione, è altrettanto vero che il codice penale, "vieta qualsiasi forma di costringimento idoneo a incidere sulla libertà di autodeterminazione della persona, a nulla rilevando l'esistenza di un rapporto di coppia coniugale".