Ma vediamo di cosa si tratta.
C'è un bambino, purtroppo malato di autismo. Ci sono due genitori, che hanno deciso di non condividere più le loro vite. Ci sono tanti litigi.
E il giudice è chiamato a stabilire l'affidamento del minore.
L'uomo, però, lavora tutto il giorno e la donna è profondamente provata dalle condizioni di salute del figlio.
Dopo un'attenta e premurosa analisi della questione la decisione è quella di mantenere l'affido condiviso, ma con un aiuto: quello della responsabile della neuropsichiatria infantile e della responsabile del centro autismo, chiamate a stabilire, congiuntamente, quali siano le scelte fondamentali e indispensabili per preservare la salute del bambino.
Con l'aiuto di personale professionale e competente, quale quello del servizio sanitario, si cercherà quindi di evitare che la "guerra" tra i genitori, impegnati quotidianamente in uno scontro senza tregue, danneggi troppo il piccolo, già afflitto da una triste malattia.
Si solca quindi una strada quasi del tutto inesplorata, un nuovo modo per tentare di rendere meno dolorosi percorsi difficili di separazione. Vedremo quale sarà il seguito.