L'espressione 'non prendere una lira da Berlusconi' ha in se' una 'carica diffamatoria'. Lo afferma la Corte di Cassazione che respingendo il ricorso presentato da Stefania Ariosto, sottolinea come la frase suggerisce 'alla comprensione del lettore l'immagine reale di un soggetto foraggiato da un ben individuato soggetto politico derivandone cosi' un maggiore pregiudizio della reputazione'. I fatti analizzati dalla Suprema Corte si riferiscono ad una intervista che Stefania Ariosto aveva rilasciato ad un periodico nella quale la stessa Ariosto, riferendosi a Vittorio Sgarbi, affermava: 'accusa me di avere venduto oggetti falsi ma sotto processo per una perizia su un certo quadro e' finito proprio Sgarbi'... 'la cortigiana sarei io che da Berlusconi non ho mai preso una lira non pare che lui possa dire altrettanto'. Assolta dal Tribunale di Como, nel marzo 2001 'perche' il fatto non costituisce reato', la Ariosto veniva condannata dalla Corte d'appello di Milano, nell'ottobre del 2003, a 15 euro di multa oltre al risarcimento dei danni della parte civile per il reato di 'diffamazione'. Ed ora la Quinta sezione penale ha reso definitiva la condanna sottolineando che la 'frase' incriminata e' stata definitiva 'non illogicamente rappresentativa di una persona che, diversamente dalla intervistata, si sarebbe prestata, per mera cortigianeria, a ricevere danaro da Berlusconi'.
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