di Marina Crisafi - I bambini non vaccinati non potranno iscriversi a scuola. È una delle previsioni del piano nazionale della prevenzione vaccinale 2016-2018 presentato dal ministero della Salute che ieri ha ricevuto il via libera dalla conferenza delle Regioni. Un parere favorevole però, come dichiarato al termine dell'incontro dal presidente Sergio Chiamparino, che è condizionato all'apertura di un tavolo per stabilire sia le priorità che i fondi necessari, i quali, ammontano a circa 300 milioni. Lo stesso Ministero dell'economia e delle finanze, nel corso della riunione, per bocca del sottosegretario Pier Paolo Baretta, ha chiesto il rinvio dell'intesa con le regioni per valutare l'impatto economico del piano, di concerto con il ministero della salute, al fine di concludere l'analisi entro la prossima conferenza straordinaria.
Nodo gordiano del testo è l'introduzione del divieto di iscrizione a scuola per chi non avesse effettuato tutte le vaccinazioni previste dal calendario. Una misura nata per contrastare il calo delle vaccinazioni in Italia scese sotto il 95% (soglia che assicura la migliore copertura della popolazione), dovuto ai recenti all'allarmismi sulle eventuali connessioni tra vaccinazioni, autismo e epilessia.
Un allarme infondato a detta del ministro della salute, Beatrice Lorenzin, che in diretta su Corriere Tv ha esortato i genitori a vaccinare i bambini, scongiurando qualsiasi legame in tal senso e affermando che l'unica correlazione esistente è purtroppo quella che "quando non si vaccinano i bimbi cominciano a morire, di malattie che si credevano debellate".
Nonostante l'apertura delle regioni, il percorso tuttavia è ancora tutto in itinere: per introdurre il divieto di iscrizione a scuola dei bimbi non vaccinati dovrà nascere infatti una "normativa aggiornata" e ad hoc, in quanto per mettere in discussione il diritto allo studio costituzionalmente sancito è necessario il Parlamento.
Confermate nella bozza anche le possibili multe ai medici "anti-vaccini", con la previsione di monitoraggi e percorsi concertati di audit e revisioni, con la collaborazione degli ordini e delle associazioni professionali e sindacati, che potranno portare "anche all'adozione di sanzioni disciplinari o contrattuali se se ne ravvisa l'opportunità".