La legge delega numero 124 del 2015, del resto, occupandosi del riordino della disciplina del lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione, prevede la necessaria soppressione di tale requisito per la partecipazione alle relative selezioni.
E dalle aule di giustizia è arrivata negli ultimi tempi una prima conferma di tale nuovo orientamento: per partecipare al concorso pubblico recentemente bandito dalla Banca d'Italia non è forse più necessario essersi laureati con un punteggio di almeno 105 su 110.
Mentre le classi di laurea per poter partecipare restano ovviamente le stesse, al voto può ancora guardarsi?
Secondo quanto stabilito dal T.A.R. del Lazio con il decreto presidenziale numero 5673 del 16 dicembre scorso sembrerebbe di no.
Una simile previsione, infatti, contrasterebbe con l'articolo 17 della citata legge delega sulle semplificazioni amministrative.
Peraltro, la finalità della riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche è proprio quella di rendere i criteri di valutazione per l'accesso al lavoro il più uniformi possibile.
In realtà, nel caso di specie, si tratta solo dell'accoglimento, in presenza del fumus boni iuris e del periculum in mora, di un'istanza cautelare con la quale si chiedeva la possibilità, anche per i candidati con votazione inferiore a quella indicata, di partecipare al concorso.
Infatti sono state reputate sufficienti le possibilità di un esito positivo del concorso ed è stato ritenuto sussistente il pericolo che il mancato accoglimento dll'istanza avrebbe potuto causare un danno.
Ora non resta che attendere la decisione definitiva: se quanto deciso in sede cautelare dovesse essere confermato, l'effetto potrebbe essere quello di una riapertura dei termini per permettere a tutti gli esclusi di prendere parte al concorso.