di Valeria Zeppilli - Talvolta a far ricorso avverso un accertamento del fisco conviene. Non sempre, infatti, il comportamento dell'amministrazione è impeccabile…e a farne le spese sono i contribuenti che non "osano" pur sapendo di aver ragioni da far valere.
Ha osato invece un uomo che era stato sottoposto ad accertamenti a causa del possesso di auto di lusso acquistate in leasing e dell'accollo del mutuo di un immobile.
Dinanzi all'accertamento con il quale il fisco aveva rideterminato il reddito del contribuente con metodo sintetico, l'uomo non ci è stato e ha proposto ricorso alla commissione tributaria provinciale competente. Per il contribuente, l'amministrazione non aveva tenuto conto che le auto erano dei beni strumentali utili per la sua attività professionale e che erano stati acquistati con denaro sottratto ai ricavi aziendali.
Con riferimento al mutuo, invece, esso era sostenuto in parte attraverso i ricavi della vendita di un altro cespite e l'immobile al quale si riferiva era intestato alla ex moglie del contribuente, che vi viveva con la figlia dei due.
La c.t.p. dà ragione all'uomo che, tuttavia, è costretto a subire l'appello dell'erario.
Ma con sentenza numero 6264/2015, la quarta sezione della commissione tributaria regionale di Roma ha confermato le ragioni del contribuente.
Il fisco, infatti, non aveva tenuto in debita considerazione le argomentazioni dell'uomo con riferimento ai beni strumentali.
Inoltre, non aveva neanche correttamente valutato la circostanza della sussistenza di redditi aggiuntivi del contribuente, documentalmente provata, in grado di giustificare adeguatamente sia il mutuo che la locazione della casa in cui egli viveva.
Con buona pace del fisco, il contribuente questa volta ha ragione.