di Valeria Zeppilli - La recente opera di depenalizzazione attuata dal Governo (leggi: "Ingiuria, marijuana, guida senza patente: ecco tutti i reati definitivamente cancellati") ha dato, inevitabilmente, adito a numerosi dibattiti tra favorevoli e contrari al passaggio di consegne dal mondo penale a quello amministrativo.
Un reato depenalizzato che non ha dimenticato di far parlare di sé è di certo quello del danneggiamento (leggi: "Fare "danni" agli altri non è più reato salvo aggravanti").
Si pensi al caso, assai frequente, in cui un soggetto "dispettoso" prenda un chiodo e righi la fiancata dell'auto del vicino o del conoscente "antipatico" o che trovi in tale attività un mezzo per sfogarsi o, nel suo strano modo, divertirsi.
Bene: se prima i rischi che correva erano di carattere penale, ora non è più così.
Niente più pericolo di reclusione fino a un anno o multa fino a 309 euro.
Oggi la sanzione è quella civile compresa tra cento e ottomila euro, della quale lo Stato si avvarrà per progetti di riqualificazione dell'edilizia giudiziaria e per il reinserimento sociale dei detenuti.
Almeno se l'auto non è parcheggiata sulla pubblica via, nel qual caso si rientra nell'ipotesi di danneggiamento aggravato e il reato resta.
E la persona che, svegliatasi la mattina e pronta ad andare al lavoro, scende nel cortile condominiale e trova la sua macchina rigata, cosa dovrà fare da ora?
Scomparsa la querela, occorre rivolgersi direttamente al giudice civile per chiedere il risarcimento del danno, mettendo in moto la lenta macchina giudiziaria in questo modo.
Nella speranza che il colpevole non sia nullatenente. In tal caso, è quasi meglio che vittime e Stato abbandonino la speranza di farsi pagare!