di Marina Crisafi - Va condannata per il più grave reato di maltrattamenti e non per quello di abuso dei mezzi di correzione, la maestra che dà schiaffi agli alunni. Lo ha affermato la Cassazione (con la sentenza n. 4170/2016 depositata ieri, qui sotto allegata), confermando la condanna di un'insegnante della Val Camonica (in provincia di Brescia) arrestata nel 2012, in quanto colta in flagrante dai carabinieri, mentre schiaffeggiava un alunno di terza elementare.
La sesta sezione penale ribalta la sentenza della Corte d'Appello che aveva riqualificato l'imputazione in senso più favorevole all'insegnante, quale abuso dei mezzi di correzione o di disciplina continuato e percosse, in quanto non tutti i casi presi in esame rappresentavano "comportamenti inequivocabilmente vessatori" e comunque l'agente aveva agito "nel convincimento di perseguire il fine di educare e correggere la vittima".
La stessa imputata riconosceva sostanzialmente i fatti indicandone le ragioni nella propria scelta di metodi di insegnamento improntati alla severità.
Ma per gli Ermellini va accolto il ricorso del procuratore generale che chiedeva una condanna più severa.
L'uso sistematico della violenza - hanno ribadito infatti i giudici della S.C. - "quale ordinario trattamento del minore, anche lì dove fosse sostenuto da animus corrigendi, non può rientrare nell'ambito della fattispecie di abuso dei mezzi di correzione, ma concretizza, sotto il profilo oggettivo e soggettivo, gli estremi del più grave delitto di maltrattamenti".
Parola dunque al giudice del rinvio che dovrà determinare nuovamente la pena sulla base dei principi affermati.
Cassazione, sentenza n. 4170/2016