Gli studenti possono accusare, anche per iscritto, i loro insegnanti. Anche se le accuse si rivelano 'infondate' non costituiscono reato. Lo sancisce la Corte di Cassazione che ha annullato la doppia condanna per diffamazione inflitta ad uno studente del Liceo classico 'Campanella' di Reggio Calabria. Per la Suprema Corte, le accuse, per quanto possano 'offendere' la reputazione dei docenti devono essere inquadrate nelle 'battaglie ricorrenti nella vita scolastica' e vanno pertanto considerate alla stregua di una 'tipica diatriba della conflittualita' scolastica', non passibili di condanna. Il caso: Gabriele P., studente di liceo, era stato condannato dal Tribunale reggino per il reato di diffamazione 'per avere scritto al provveditore agli studi e alla preside dell'istituto una lettera offensiva della reputazione di due prof (Filomena V. e Caterina M.) indicate come le persone che avevano cercato di convincerlo a dare battaglia alla preside in consiglio d'istituto e che lo avevano poi denigrato e perseguitato anche con valutazioni negative del profitto scolastico'. Accuse troppo gravi anche per la Corte d'appello di Reggio Calabria che, nel novembre 2003, aveva confermato la condanna nei confronti dello studente dopo avere sentito le insegnanti offese e sulla base anche della 'ammissione della falsita' delle accuse' sollecitate in un certo qual modo 'anche dalla preside'.
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