di Marina Crisafi - Non basta essere invalidi per vedere ridurre l'assegno da versare all'ex coniuge. Occorre valutare in modo specifico le condizioni economiche della coppia e anche la capacità lavorativa dell'obbligato, non certo preclusa dalle condizioni di salute. A stabilirlo è la Cassazione, con ordinanza n. 6252/2016 (qui sotto allegata), accogliendo il ricorso di una donna che impugnava la sentenza d'appello con la quale era stato ridotto da 900 a 600 euro, con la prospettiva di un'ulteriore riduzione a 400 euro, l'assegno di mantenimento a suo favore.
Per gli Ermellini, ha ragione la donna e ha sbagliato la corte d'appello a tagliare il contributo a carico dell'ex marito, basandosi solo sulle condizioni di salute dell'uomo.
A fronte delle fragili obiezioni dell'onerato, infatti, spiccano le doglianze plausibili mosse dalla donna.
Secondo la stessa, la salute precaria del marito non gli preclude l'attività lavorativa e inoltre l'assegno di invalidità può ben essere attribuito anche a chi continua a lavorare.
A completamento del quadro, inoltre, la donna pone in evidenza le condizioni economiche "non modeste" dell'ex consorte che dispone "di un conto corrente con un saldo cospicuo e di una casa, oltre quella di proprietà, dove vive".
Motivi che spingono il Palazzaccio a ritenere erronea la decisione del giudice di merito e a dare ragione alla donna.
Per cui, l'uomo può rassegnarsi: il giudice del rinvio dovrà nuovamente ricalcolare l'assegno, alla luce di una "comparazione articolata, analitica e specifica delle condizioni economiche dei coniugi che, per molti versi, non è stata approfondita".
Cassazione, ordinanza n. 6252/2016
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