La segnalazione dell'ordine di Santa Maria Capua Vetere al Cnf affinchè prenda posizione

di Marina Crisafi - 50 euro per le liti di fronte al giudice di pace, a prescindere dal valore, forbice da 75 a 200 euro per le cause fino a oltre 500mila euro o indeterminabili in primo e secondo grado, in materia civile, lavoro e amministrativa. Tetto massimo di mille euro (e minimo di 300) per le tariffe relative alle controversie innanzi alla Corte dei Conti e alla Cassazione. È questa la tabella dei compensi "da fame" che Equitalia Sud Spa propone ai propri legali e che ha portato l'ordine degli avvocati di Santa Maria Capua Vetere a denunciare la situazione al Consiglio Nazionale Forense.

Con delibera del 21 aprile scorso, firmata dal proprio presidente, Avv. Carlo Grillo, il Coa, dopo i solleciti verbali ricevuti da molti colleghi, ha invitato, infatti, il Cnf "a prendere ferma posizione per il caso specifico e per tutti gli altri casi che saranno eventualmente esaminati" sulle convenzioni capestro che la società di riscossione propone di sottoscrivere agli avvocati, "con tabelle compensi mortificanti per la dignità del professionista e insufficienti a coprire le spese da anticipare".

La tabella, allegata alla delibera del Coa di S. Maria Capua Vetere, com'è ovvio, sta facendo il giro dei social network.

Sulla questione dell'equo compenso, si ricorda, il Cnf ha già preso posizione presentando una proposta normativa che mira a garantire compensi dignitosi agli avvocati tutelandoli nei rapporti contrattuali con i c.d. "poteri forti". Il ddl 2249 è oggi all'esame del Parlamento e potrebbe essere "imbarcato" all'interno del ddl sul lavoro autonomo per una più rapida approvazione (leggi: "Avvocati: equo compenso presto realtà").



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