di Valeria Zeppilli - Tra i capisaldi che regolano il risarcimento del danno vi è la sussistenza di un nesso causale tra evento e lesione. Altrimenti nulla è dovuto.
Talvolta, invece, accade che le vittime chiedano una somma più ampia dell'opportuno tentando di farsi ripagare anche qualche danno che con l'evento alla base della responsabilità non ha nulla a che vedere.
Ad esempio, nella vicenda decisa dal Tribunale di Ivrea con la sentenza numero 48 del 2016, un uomo, terzo trasportato di un'autovettura rimasta coinvolta in un sinistro stradale, pretendeva di essere risarcito di circa 31mila euro per le conseguenze, patrimoniali e non, subite a seguito dell'evento. Nella "mischia" anche lesioni di natura odontoiatrica.
La differenza con gli appena 2.800 euro corrisposti dalla Compagnia di assicurazione tenuta al risarcimento e chiamata in giudizio era notevole.
Alla fine, però, proprio tale "esigua" somma è risultata adeguata a risarcire i danni effettivamente subiti.
Come accertato dal C.T.U., infatti, le problematiche di natura odontoiatrica erano preesistenti all'incidente: solo una settimana prima dell'evento, ad esempio, l'uomo si era sottoposto a interventi di cementazione e ribasatura dell'arcata dentale.
E del contrario mancava ogni prova, non avendo alcuna rilevanza a tal fine il fatto di essersi sottoposto ad altri interventi dal dentista anche dopo il sinistro. Il nesso causale tra l'incidente e le lesioni ai denti non è stato dimostrato.
L'uomo si deve rassegnare: 2.800 euro bastano. Almeno però, data la complessità degli accertamenti effettuati nel corso del giudizio, le spese sono state compensate.