Le riflessioni dell'Osservatorio Nazionale delle Investigazioni Axerta sulla recente sentenza del giudice contabile

a cura dell'Osservatorio Nazionale Investigazioni - I decreti attuativi approvati recentemente dal Consiglio dei Ministri al fine di regolamentare le azioni di prevenzione e contrasto degli illeciti ad opera dei dipendenti pubblici c.d. «furbetti» hanno sottolineato, accanto alla responsabilità del «furbetto», anche quella del suo dirigente.

La sentenza n. 36954/2016 pronunciata dalla Seconda sezione giurisdizionale centrale d'Appello della Corte dei Conti di Roma e depositata il 22 gennaio scorso, riconosce legittimo ingaggiare una società investigativa al fine di verificare l'effettiva esistenza di comportamenti illeciti di un dipendente anche nel settore pubblico.

In primo grado, la Corte dei Conti aveva riconosciuto la responsabilità amministrativa in capo al dirigente, condannandolo al pagamento del risarcimento del danno causato all'erario. Il Collegio di appello invece ha riconosciuto l'infondatezza della domanda risarcitoria introdotta dalla Procura territoriale ed ha assolto il ricorrente.

La Corte ha anche confermato il valore probatorio delle indagini private nel contrasto alle infedeltà aziendali ad opera di dipendenti, anche pubblici. Nella sentenza si legge che il ricorso all'agenzia investigativa privata ha "condotto il giudice del lavoro a confermare la legittimità della sanzione disciplinare e, quindi, condannare il dipendente infedele al risarcimento dell'intero danno cagionato alla società"

"Storicamente - dichiara Michele Franzé, ex vicecomandante generale dell'Arma dei Carabinieri, già vicedirettore dell'Aise e oggi presidente della società di consulenza investigativa Axerta - in caso di reato ad opera di dipendenti, la PA si affidava, ove possibile, alle indagini delle forze di polizia ed evitava il ricorso alle compagnie private per il timore di poter incappare nei rilievi della Corte dei Conti per danno erariale dovuto al mancato impiego delle forze di polizia".

Oggi "ricorrere alle forze di polizia vuol dire distrarre la sicurezza pubblica da compiti prioritari, quali ad esempio la lotta al terrorismo - prosegue il generale Franzè - Questa sentenza contribuisce al cambio di rotta, legittimando anche la pubblica amministrazione ad avvalersi di servizi investigativi privati a tutela delle casse pubbliche".



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