Secondo un orientamento recentemente confermato dalla giurisprudenza, la parte dell'imposta calcolata su accise e addizionali andrebbe restituita ai cittadini

di Valeria Zeppilli - Prendendo in mano le bollette del gas o dell'energia elettrica è facile accorgersi che l'Iva è quasi sempre calcolata prendendo come base anche le accise e le addizionali. Ma è lecito tale rincaro?

La risposta sembrerebbe non poter essere che no: nessuna legge, infatti, lo prevede e i cittadini sarebbero pienamente legittimati a richiedere la restituzione di quanto indebitamente pagato. Non tutta l'IVA, ovviamente, ma solo la quota calcolata in eccesso.

Una simile interpretazione, peraltro, è recentemente passata dalla teoria alla pratica, a seguito della diffusione della notizia che un cittadino avrebbe visto dichiarato dal Giudice di pace di Venezia il suo diritto ad ottenere indietro poco più di cento euro versati come imposta sul valore aggiunto eccessiva, in quanto calcolata su accise e addizionali.

Del resto, ormai quasi un ventennio fa la Corte di cassazione ha chiarito che un tributo non può gravare su un altro analogo tributo a meno che non sia la legge a prevederlo espressamente (cfr. Cass. n. 3671/1997).

Certo è che se l'orientamento in forza del quale una parte dell'Iva applicata sulle bollette sarebbe illegittima dovesse trovare seguito, le conseguenze che deriverebbero potrebbero essere davvero eclatanti e tutt'altro che leggere per l'erario: se infatti il rimborso per il singolo non è poi così elevato (anche se, moltiplicandolo per i dieci anni relativamente ai quali potrebbe essere richiesto, non è neanche così esiguo), di certo l'ammontare complessivo dei rimborsi non ci metterebbe molto a raggiungere cifre considerevoli.

In ogni caso sarebbe necessario affrontare le complicate e incerte strade delle aule di giustizia, il che per ora, in una situazione ancora incerta, potrebbe contenere gli effetti potenzialmente devastanti di tale orientamento. Ma certo non si può più fuggire dal fare chiarezza in argomento.

Peraltro la portata di una simile lettura della questione diviene ancora più rilevante se si considera che recentissimamente, con la sentenza numero 5078/2016, le Sezioni Unite della Corte di cassazione hanno sancito l'illegittimità dell'applicazione dell'imposta sul valore aggiunto sulla Tia, ovverosia sulla tariffa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, stante la sua natura tributaria (leggi: "Rifiuti, l'Iva sulla Tia è illegittima. Cgia: il Fisco ora dovrà rimborsare tutti i cittadini").

Valeria Zeppilli

Foto: 123rf.com
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