di Redazione - Anche se può risultare necessaria la sospensione di determinati farmaci, è necessario comunque prestare particolare cautela ed evitare sospensioni troppo brusche di una terapia se c'è il pericolo di un danno per il paziente.
E' quanto emerge da una vicenda che vede coinvolta un'Azienda sanitaria che è stata condannata a risarcire un danno di circa 327mila eruo alle figlie di una paziente deceduta dopo che i sanitari avevano deciso di interrompere la terapia farmacologica.
Le due figlie, assistite dallo studio legale dell'Avv. Angelo Di Silvio a Grotte di Castro, hanno sostenuto in giudizio che mentre la donna era ricoverata era stata disposta una sospensione troppo rapida del trattamento anticoagulante con la conseguenza che si sono scatenate delle ischemie che hanno portato poi alla morte.
Nella sentenza (la n. 160/2016), il Tribunale di Viterbo afferma che il comportamento dei medici è stato caratterizzato da imperizia e negligenza ed è stata quindi affermata la responsabilità professionale dei medici con conseguente condanna dell'azienda a risarcire i familiari per il danno da morte.