di Redazione - L'infelicità degli avvocati è proverbiale. Orari ed attese stressanti, carichi di lavoro spesso inumani, regole procedurali rigide che espongono al continuo rischio di errori e conseguenti responsabilità: a fronte di tutto questo, trovare un equilibrio tra la propria vita privata e quella lavorativa è sostanzialmente impossibile.
Dell'infelicità di molti avvocati non solo italiani ma in tutte le parti del mondo abbiamo già avuto modo di parlare (Vedi: Un terzo degli avvocati ha problemi con l'alcool e il 28% soffre di depressione: colpa dello stress lavorativo).
E' proprio vero, come scriveva Lou Marinoff che "Gli esseri umani si esauriscono quando, dopo aver lavorato e pagato i conti, la loro capacità di trovare un significato nella vita diventa fragile e, alla fine, si spezza".
Ma c'è un elemento che certamente può aiutare a riemergere e a non farsi soffocare dai ritmi e dalle regole così spesso infondate che costringono a un inutile surplus lavorativo.
Se non si vuole correre il rischio di cadere nella sindrome del burn-out (vedi: Avvocati: la sindrome del burn-out. Come riconoscerla e affrontarla) occorre quanto meno fare leva su un altro elemento: la passione.
Ma attenzione, solitamente la passione è considerata solo con accezione positiva. Per il proprio lavoro è una qualità straordinaria, ma cosa accade se un avvocato, per questa passione, rinuncia alla propria vita privata, sottrae tempo alle amicizie, agli affetti e più in generale alla dimensione ludica dell'esistenza? Ebbene, siamo di nuovo al punto di partenza: infelicità, frustrazione, noia.
Forse non tutti sanno che le percentuali di divorzio o separazione nelle coppie in cui almeno uno dei due è avvocato sono molto oltre la media: l'impossibilità di bilanciare lavoro e tempo libero da dedicare a sé stessi e alla propria famiglia provoca, alla lunga, fratture insanabili.
Risolvere i problemi relativi all'equilibrio vita-lavoro è complesso e richiede grandi, grandissimi sforzi. E dato che gli avvocati non hanno datori di lavoro non si può far altro che contare su se stessi.
Provare qualche volta a guardare con occhi diversi la realtà che è fuori dalle aule dei tribunali, può aiutare a scoprire che c'è un mondo fatto di persone, di emozioni, di affetti a cui non si può rinunciare.
Certo se ci fosse quanto meno un piccolo sforzo del legislatore nel rendere più semplici le cose, tutto sarebbe molto più agevole.
Magari ci vorrà tempo prima di uscire da questa impasse ma essere positivi, e vivere in modo positivo con un bilanciato equilibrio tra lavoro, affetti amicizie e tempo libero potrà aiutare a recuperare quel poco di felicità che viene troppo spesso negata.
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