di Valeria Zeppilli - Nell'ultima newsletter, il Consiglio Nazionale Forense è tornato ad occuparsi del compenso degli avvocati.
È proprio del CNF, infatti, la proposta di introdurre un equo compenso per gli avvocati, con riferimento alla quale i lavori con il ministero della giustizia hanno recentemente preso il via ufficiale.
Il fine è quello di regolamentare meglio le relazioni professionali tra gli avvocati e quei clienti che hanno una grande forza contrattuale, quali banche e assicurazioni.
Questi ultimi, infatti, in maniera sempre più diffusa hanno assunto l'abitudine di stipulare con i legali delle convenzioni che prevedono compensi non solo inferiori rispetto a quelli richiesti per l'attività effettivamente svolta ma spesso addirittura manifestamente sproporzionati in difetto.
Il completo distacco dai parametri ministeriali, peraltro, è aggravato dal fatto che alcuni adempimenti degli avvocati, pretesi, non vengono neanche remunerati nonostante il dispiego di tempo ed energie che richiedono, con evidente lesione non solo degli aspetti strettamente economici ma anche della dignità stessa del professionista.
In materia di compensi, il CNF ha colto l'occasione anche per ribadire la sua posizione circa l'attività in favore di Equitalia: il crescente numero di ricorsi indirizzati all'ente rende spesso difficoltosa una difesa adeguata. Il Consiglio ha quindi sottolineato la necessità di contemperare le esigenze di contenimento dei costi con le esigenze degli avvocati di lavorare in maniera serena e sulla base di un sistema tariffario più consono alle attività svolte.