di Gabriella Lax - Grandi sorrisi, piccole tenerezze. Postare le foto dei figli sui social è diventata una consuetudine nell'era di internet. Ma proprio gli scatti dei bambini, se la relazione tra due persone è in crisi o finisce, possono diventare materia del contendere. Violazione della privacy (e del buon senso in alcuni casi) per le immagini dei bimbi sui social citate in migliaia di cause di separazione. E pensare che, in casi come questi basterebbe una dose di buon senso e ragionevolezza perchè la foto possa essere rimossa con buona pace di tutti. A tal proposito, a raccontare la sua esperienza nelle aule dei tribunali è l'avvocato Gian Ettore Gassani, presidente dell'Associazione matrimonialisti italiani.
"Premetto che, quando va bene, i genitori pubblicano di tutto, anche piccoli, anche minorenni. In quel caso non c'è bisogno di fare storie perchè sono d'accordo entrambi e spesso pubblicano anche foto di loro stessi insieme ai figli. Il problema subentra, come sempre, quando la coppia scoppia, in quei casi qualsiasi motivo può essere utilizzato contro l'altro in sede di giustizia. Questa è una prerogativa dei padri e delle madri". Dunque la strumentalizzazione e l'esasperazione di certi comportamenti si evidenzia nelle separazioni e nei divorzi.
"Io non sarei così allarmista per le foto dei bimbi su Facebook in quanto oggetto di appetiti dei pedofili - chiarisce Gassani - mi sembra un allarmismo inutile che viene agitato spesso anche da chi non ha figli, forse per una sorte di invidia sociale. C'è, a mio avviso, un'esasperazione del problema, accettiamo di vedere di tutto sui social dalle teste mozzate ali glutei in primo piano, razzismo e poi gridiamo allo scandalo perchè vediamo un bimbo che è una delle cose più belle da vedere. Nascondere i bambini, a seconda dei punti di vista, può essere accettabile o opinabile. Certo è che non gridiamo allo scandalo per scene ben peggiori".
Diversi i casi di foto di bimbi pubblicate sui social che sono arrivati nelle aule giudiziarie. "Si tratta di situazioni finite davanti al giudice con esposti, denunce, richieste di rimozione delle foto, e addirittura richieste di risarcimento danni. Questo per fare apparire l'altro (o l'altra) al cospetto del giudice, come un cialtrone (o una cialtrona). Come si litiga per un assegno o per la casa coniugale, si litiga anche per le foto su Facebook o su altri social".
Episodi frequenti, quasi tutti gli italiani approdano sui social: "Immaginare che ci siano milioni di bambini da tenere nascosti non mi sembra una soluzione. Anche se rispetto chi non la pensa come me". Per l'esperienza in aula "ci sono stati casi in cui effettivamente il giudice è intervenuto con provvedimenti- evidenzia l'avvocato - altri in cui ci si è limitati a mandare una raccomandata di diffida
alla controparte e altri casi in cui i bambini sono stati oggetto di curiosità semplicemente perchè stavano in braccio al nuovo compagno del genitore. E lì si scatena l'inferno. Quello è un fatto che può suscitare reazioni vibranti". L'appiglio normativo a cui rifarsi c'è ed è la legge sulla riservatezza, la 196 del 2003. Tuttavia, "resto del parere - chiude Gassani - che gli italiani pur di litigare le pensano tutte, i figli, anche in questo caso, sono uno strumento per farla pagare all'altro. Non c'è sempre un'esigenza di tenere fuori i figli dagli appetiti dei pedofili. Da noi esiste poco la cultura della mediazione, del dialogo e molto la cultura dello scontro e gli avvocati sono testimoni di questi episodi".Leggi anche: "Facebook: fino a 45mila euro di multa per chi pubblica le foto dei bambini"