di Valeria Zeppilli - A partire dall'avvento del nuovo millennio e sempre più nel corso degli ultimi anni il modo di fare gli avvocati è decisamente cambiato e per rimanere a galla, o meglio ancora sulla cresta dell'onda, occorre adeguarsi ai cambiamenti.
In passato la consulenza era giuridicamente raffinata e complessa ma poco pratica, mentre oggi la praticità vince su tutto. E con la supremazia del web, il mondo di internet rappresenta il principale settore economico emergente.
Sempre più spesso, ad esempio, si sente parlare di internet of things, l'internet delle cose.
Ma cosa si intende con tale espressione? Si intende la rete di tutti quei dispositivi che sono connessi ad internet, pur non essendo dei veri e propri computer: si pensi alle radio, alle telecamere, ai moderni elettrodomestici, agli smartwatch, ai contapassi e così via. La connessione tra tali strumenti ha l'obiettivo di semplificare la vita automatizzando un'infinita serie di processi.
Stime effettuate da Gartner parlano di 5 miliardi di oggetti connessi, che diventeranno 25 miliardi al massimo nei prossimi quattro anni.
È evidente che tale veloce sviluppo rende cruciale una specializzazione degli avvocati nel settore delle nuove tecnologie e in quello dell'IT.
I dispositivi, infatti, raccolgono moltissime informazioni relative alla vita privata delle persone che li utilizzano, che, talvolta, toccano anche dati sensibili, come quelli legati alla salute.
Senza considerare le potenzialità ma anche i risvolti della geolocalizzazione e del fatto di poter raccogliere informazioni di vario genere su gusti, stili di vita e preferenze degli individui.
Se i risvolti positivi dell'evoluzione tecnologica in atto e dell'internet of things sono evidenti, non bisogna tuttavia dimenticare che i rischi che essi comportano non sono di meno conto.
Si pensi al trattamento dei dati raccolti all'insaputa del titolare, per finalità non autorizzate, o all'estrazione e all'utilizzo di informazioni significative sugli individui connessi.
L'importanza della materia ha indotto il Garante della privacy, lo scorso anno, a promuovere una consultazione pubblica al fine di raccogliere tutte le informazioni fondamentali per regolare la materia adeguatamente, tutelando gli utenti e prevenendo abusi da un lato ed evitando di ostacolare troppo lo sviluppo del mercato dall'altro.
Per ora gli avvocati non devono inventare nulla di nuovo, ma studiare bene la disciplina (specie europea) della privacy: tramite essa, che non è affatto semplice ma di certo molto precisa (in particolare a seguito dell'emanazione del GDPR, ovverosia il regolamento sulla libera circolazione e protezione dei dati personali), si sarà in grado di gestire il fenomeno nel migliore dei modi.
E si potrà arrivare preparati al futuro.