Avv. Francesco Pandolfi - A volte, riporre e custodire un'arma dentro una cassetta chiusa sul comodino della propria camera da letto si può rivelare un'idea non proprio utile sotto il profilo della diligenza. Bisogna stare molto attenti.
Questo perché chi utilizza lecitamente un'arma ha il preciso obbligo di adottare tutte quelle cautele per fronteggiare, ad esempio, la "visita" di un ladro.
E' evidente che alla disavventura di ricevere la sgradita visita a nessuno piacerebbe aggiungere i rigidi provvedimenti del questore e della prefettura di divieto detenzione armi e revoca di porto di fucile, magari motivati da:"constatata negligente custodia".
Il consiglio immediato da dare al lettore è quindi: organizzazione, anzi più semplicemente, organizzarsi per tempo, perché prevenire è meglio che curare.
Fatta questa premessa, caliamoci ora nella pratica e, cioè, nella vita quotidiana.
Di casi giudiziari sulla questione della custodia delle armi (leggi anche: "Custodia di armi in casa dentro un mobile chiuso a chiave: l'obbligo di diligenza") ne capitano diversi.
Ultimamente, il Consiglio di Stato (nella recente sentenza n. 3087/2016) ha trattato proprio una vicenda di questo tipo, giungendo a conclusioni molto utili per chi appartiene al mondo armiero.
Il fatto
Una persona subisce il furto di una pistola nella propria abitazione. L'arma in quel frangente si trova nella camera da letto, senza caricatore e munizioni, in una cassettina chiusa con combinazione, che però viene forzata senza particolari problemi dal malvivente.
Prefetto e Questore, senza pensarci troppo e vedendo "l'inaffidabilità" dell'interessato, emettono i provvedimenti di loro competenza: divieto detenzione armi e revoca di porto di fucile.
La fase successiva è evidentemente la causa vera e propria.
Niente da fare per il ricorrente nel ricorso in primo grado: il Tar dice che quella modalità di custodia non risponde ad un criterio di "adeguata diligenza". La stessa cosa vale per il Consiglio di Stato, che conferma l'inadeguatezza della misura di custodia scelta dall'interessato.
Ma allora, prendendo spunto dal pensiero della Magistratura, che cosa deve fare una persona per premunirsi in una circostanza di questo tipo?
La prima cosa è informarsi anzitempo sulle corrette soluzioni da adottare.
Bisogna cioè sapere che (in giudizio) l'utilizzo di una cassetta con combinazione, riposta all'interno di un comodino della camera da letto può essere considerata una soluzione non idonea per questi motivi: il comodino è elemento di arredo e non di sicurezza, mentre qualsiasi dispositivo di sicurezza, se collocato in un comodino, può essere asportato ancor prima che forzato.
La prevenzione
In definitiva, per evitare quella spiacevole situazione dove ci si sente dire dal Giudice che la propria condotta non è stata diligente e che, anzi, traspare una certa inaffidabilità nella custodia dell'arma, bisogna attrezzarsi in modo da adottare ogni migliore e più stringente cautela (leggi anche: "Come si custodiscono correttamente le armi in casa").
Si perché in caso contrario, quei severi provvedimenti del prefetto e del questore vengono ritenuti dal magistrato del tutto proporzionati, pensando al danno che può fare il malvivente con l'arma.
Anzi, è bene dirlo con chiarezza: si tratta di casi dove l'eventuale mancata comunicazione dell'avvio del procedimento (che poi sfocia nella revoca della licenza già rilasciata) non conta, poiché si qualifica come "atto vincolato".
Cosa fare in questi casi
Avendo la fondamentale informazione proveniente dalla chiara sentenza del C.dS., non si può sbagliare. Il ricorso si affronta quando si può dimostrare la corretta modalità di custodia delle armi in casa.
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