di Valeria Zeppilli - Il decreto terremoto era pronto da poche settimane: dopo un mese e mezzo di attesa si era deciso come avrebbe agito lo Stato e cosa avrebbe offerto alle popolazioni colpite dal terremoto. Soprattutto, si era stabilito quale era il cd. "cratere" e, quindi, quali erano i territori da aiutare (leggi: "Terremoto: ecco il decreto").
Il 30 ottobre, però, ha rimesso tutto in discussione: la nuova tragedia che si è abbattuta sul centro Italia ha intaccato l'iter del decreto verso la conversione.
Come si comporterà il Governo, dunque? Cosa e chi pagherà? Facciamo il punto:
Il "vecchio" decreto
Gli interventi previsti dal decreto di inizio ottobre, paradossalmente ormai "vecchio", riguardavano innanzitutto la proroga della moratoria relativa ai versamenti e agli adempimenti tributari, anche relativi alle cartelle di pagamento emesse dalle società di riscossione e agli avvisi di accertamento.
Si dettavano poi le indicazioni principali per la ricostruzione, con interventi distinti a seconda che il destinatario dell'aiuto fosse il pubblico o il privato.
Infine, l'indennizzo statale per tutti coloro che avevano subito danni a seguito del terremoto del 24 agosto era del 100% per le prime e le seconde case e le imprese all'interno del cratere e, previa dimostrazione del nesso di causalità, per le prime e le seconde case site in borghi caratteristici e centri storici e per le attività produttive fuori dal cratere.
Chi verrà indennizzato?
Ora è tutto da rifare: il cratere si è ampliato in maniera esponenziale e anche il vecchio ha subito un durissimo colpo dopo la terza scossa. Ma non solo: anche le aree limitrofe sono estremamente danneggiate e i cittadini fuori casa sono un numero impensabile.
Se per alcuni il risarcimento è a ragione scontato e la distruzione evidente, per gli abitanti di numerosi altri paesi e città, che crepa dopo crepa temono a rientrare a casa o non possono farlo, la risposta non è così ovvia. L'unica certezza è che dovranno riparare, con che soldi non si sa.
Le iniziative del Governo
Le risposte che ancora mancano, tuttavia, sono attese a breve. O almeno così si spera.
Con riunione straordinaria del 31 ottobre, il Consiglio dei Ministri ha integrato, per la seconda volta, la dichiarazione dello stato di emergenza stanziando ulteriori 40milioni di euro per iniziare a farvi fronte e ha assunto formalmente l'impegno a varare il nuovo decreto in tempi brevi.
Il nuovo decreto per le imprese
Il primo step dovrebbe essere compiuto già domani, con l'approvazione del decreto rivolto alle imprese per consentire l'acquisto o la riparazione di macchinari e il ripristino delle strutture produttive con danni lievi. Almeno alcune imprese potranno riprendere la produzione o l'attività in tempi celeri, arginando per quanto possibile una conseguenza rilevante del sisma: quella economica.
Infiltrazioni criminali
Sempre domani, il Governo dovrebbe prendere in carico anche il problema delle infiltrazioni criminali negli appalti per la ricostruzione, individuando le misure utili per rafforzare il sistema di controllo e prevenzione.
Container
La ricerca dei container, poi, dovrebbe avvenire ricorrendo al mercato telematico, evitando gli affidamenti diretti.
Risorse economiche
Le misure attese sono queste e numerose altre. Ma le risorse?
Il messaggio lanciato da Renzi stamane dal Politecnico di Milano è chiaro: "tutto quello che serve in termini di soldi lo metteremo".
Chiaramente bisognerà trovare il modo, bisognerà recuperare i fondi, bisognerà tracciare gli argini.