di Marina Crisafi - La stabilità del sistema finanziario prevale rispetto agli interessi degli azionisti. È quanto emerge dalla decisione della Corte di Giustizia Europea di oggi che, sul caso della irlandese Ilp (Irish Life and Permanent), ha legittimato la scelta del ministero delle finanze di ricapitalizzare l'istituto a rischio di insolvenza, sebbene non ci fosse il placet dell'assemblea.
Per i giudici di Lussemburgo, uno Stato può imporre l'aumento del capitale di una banca, anche senza l'accordo dell'assemblea dei soci, se si è in presenza di "una situazione di grave perturbamento dell'economia e del sistema finanziario"". "Gli interessi degli azionisti e dei creditori non possono essere ritenuti prevalenti in ogni circostanza - prosegue la sentenza - rispetto all'interesse pubblico alla stabilità del sistema finanziario".
La vicenda di specie, ricordata in una nota dalla stessa Cgue, riguardava il programma di salvataggio delle banche concordato con la Commissione Ue dopo la crisi del 2008. Due anni dopo, l'Irlanda ricapitalizzava le proprie banche tra cui la Ilp, ma la proposta del ministro delle finanze veniva respinta dall'assemblea nel luglio del 2011. A questo punto, di fronte al niet dei soci, il ministro otteneva un'ordinanza ingiuntiva che imponeva all'istituto di emettere nuove azioni a favore del ministero, il quale otteneva così il 99,2% del capitale. Ai soci ovviamente l'operazione non era andata giù e si erano rivolti alla High Court irlandese chiedendo l'annullamento dell'ordinanza, in quanto incompatibile con il diritto comunitario, atteso che l'aumento di capitale operato era stato realizzato senza l'assenso dell'assemblea degli azionisti. Per la High Court la mancata ricapitalizzazione avrebbe portato a un'insolvenza della banca con gravi conseguenze per tutto il Paese e ripercussioni su tutti gli altri Stati Ue.
La questione giungeva dunque innanzi alla Corte Ue.
E per i giudici europei, la misura eccezionale in una situazione di grave perturbamento dell'intero sistema finanziario di uno Stato che mira a rimediare ad una minaccia sistemica per l'intera unione, è legittima.
Ciò anche se questo significa "calpestare" gli interessi degli azionisti e dei creditori, i quali, sebbene ricevano una tutela forte e coerente, di fronte all'interesse pubblico di garantire l'equilibrio del sistema finanziario devono cedere il passo.