di Valeria Zeppilli - L'emissione di un assegno a vuoto, ovverosia di un assegno scoperto in quanto relativo a un conto privo di fondi sufficienti per pagarlo, può comportare una serie di conseguenze legali tutt'altro che irrilevanti.
Conseguenze civili
Innanzitutto, l'emissione di un assegno a vuoto rende più agevole per il creditore procedere con l'esecuzione forzata.
Oltre a rappresentare un riconoscimento di debito, l'assegno non pagato dà infatti la possibilità di elevare un protesto su tale titolo di credito e di semplificare, così, la procedura di recupero delle somme non pagate.
Il protesto, infatti, è un atto pubblico con il quale viene accertato il mancato pagamento dell'assegno e che, in quanto tale, fa fede del mancato pagamento e delle dichiarazioni del debitore e degli altri fatti che il presentatore riferisce aver compiuto o essere avvenuti in sua presenza fino a querela di falso. Esso è titolo sufficiente per notificare al creditore un valido precetto.
Conseguenze amministrative
L'emissione di un assegno a vuoto costituisce poi un illecito amministrativo punito sia con sanzioni di carattere pecuniario che con la revoca dell'autorizzazione ad emettere assegni.
Addirittura, prima dell'entrata in vigore del decreto legislativo numero 507/1999 l'emissione di assegni a vuoto rappresentava una fattispecie di reato, quello di emissione di assegni bancari senza provvista, punito con una multa da 300mila lire a 5milioni di lire e con la reclusione sino a 8 mesi.
Oggi, invece, la rilevanza di un tale comportamento è solo di carattere amministrativo, con sanzioni applicabili se entro 60 giorni dall'invito a provvedere alla regolarizzazione fatto dalla banca al correntista, questi non ottemperi.
Decorso tale termine, più in particolare, la banca provvede alla segnalazione alla CAI e chi ha emesso un assegno a vuoto può trovarsi costretto a pagare una somma compresa tra 516,45 e 3.098,74 euro o, se l'assegno è di importo superiore ai 10.329 euro o vi sia stata reiterazione, una somma compresa tra 1.032,92 e 6.197,48 euro.
Vi è inoltre la pena accessoria del divieto di emettere assegni per un periodo che va dai due ai cinque anni.
Se, poi, l'assegno è di importo superiore a 51.645,69 euro, la sanzione accessoria è più importante e può addirittura coincidere con l'interdizione dall'esercizio della professione.
In ogni caso, l'entità effettiva della sanzione è decisa dal Prefetto, dato che è sua la competenza a comminarla.
Si segnala che anche se prima dei 60 giorni concessi dalla Banca per regolarizzare la posizione, il cliente ottempera e provvede a reintegrare la provvista, egli è comunque tenuto al pagamento di una penale del 10% della somma indicata sul titolo.
Conseguenze penali
Nonostante la depenalizzazione, in alcuni casi limite, poi, dall'emissione di un assegno a vuoto potrebbero comunque derivare anche conseguenze di carattere penale.
Se, infatti, non è possibile ritenere penalmente rilevante la semplice emissione senza avere fondi sufficienti, diverso è il caso in cui tale comportamento sia accompagnato da una serie di artifici e raggiri idonei a nascondere la propria reale condizione economica e a ingannare il creditore: in simili ipotesi si potrebbe infatti configurare una fattispecie di truffa.
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