Il convivente more uxorio che chiede il risarcimento dei danni derivatigli a causa della lesione materiale cagionata alla persona con cui convive dalla condotta illecita del terzo, "deve dimostrare l'esistenza e la portata dell'equilibrio affettivo ? patrimoniale instaurato con la medesima". E' quanto hanno di recente affermato i giudici della Corte (Sent. n.8976/05) precisando che "per poter essere ravvisato il vulnus ingiusto a tale stato di fatto, deve essere dimostrata l'esistenza e la durata di una comunanza di vita e di affetti, con vicendevole assistenza materiale e morale". Non è infatti sufficiente a tal fine, continuano sempre i giudici della Corte, "la prova di una relazione amorosa, per quanto possa esser caratterizzata da serietà di impegno e regolarità di frequentazione nel tempo, perchè soltanto la prova della assimilabilità della convivenza di fatto a quella stabilita dal legislatore per i coniugi può legittimare la richiesta di analoga tutela giuridica di fronte ai terzi".
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