di Marina Crisafi - Non c'è nessuna violazione dei diritti umani nell'allontanare dalla famiglia non biologica un bambino nato da utero in affitto. Ad affermarlo è la Grande Camera della Corte Europea dei diritti dell'uomo che, nella sentenza di oggi (qui sotto allegata in versione inglese), ha dato ragione all'Italia, nel caso Campanelli-Paradiso che nel 2011 avevano avuto un bambino ricorrendo alla maternità surrogata in Russia, successivamente allontanato dalla coppia e dato in affidamento.
Confermando i precedenti dei giudici italiani, quelli di Strasburgo hanno respinto il ricorso dei coniugi. Per la Corte, infatti, non c'è stata nessuna violazione dell'art. 8 della Cedu (rispetto della vita privata e familiare) e il bambino non ha subito pregiudizio o conseguenze gravi dalla separazione, attesa la mancanza di qualsiasi legame biologico con i ricorrenti e la breve durata della relazione con gli stessi.
Per la Corte Edu, in altre parole, non può parlarsi di vita familiare. Bene ha fatto dunque lo Stato, a togliere il bambino alla coppia, riaffermando, sostiene la Corte, la propria competenza esclusiva a riconoscere un legame di filiazione (sussistente solo in caso di legame biologico o regolare adozione) con lo scopo di proteggere il piccolo.
Cedu, caso Paradiso-Campanelli
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