di Lucia Izzo - Il lavoro automatizzato si è diffuso a macchia d'olio: consegne affidate a droni, alberghi automatici, operatori call center "cognitivi", sono solo alcuni dei ruoli che i robot stanno assumendo nella quotidianità e nessun settore è escluso da quest'invasione, compresi quelli "professionali".
A Milano, infatti, è approdato Ross, il primo robot avvocato in grado di sostituire il legale nello svolgimento delle sue mansioni, tra cui la lettura, la comprensione del linguaggio giuridico, l'elaborazione di testi e documenti legali, la formulazione di ipotesi e la redazione di pareri.
Circa un anno fa Ross ha debuttato negli Stati Uniti, precisamente tra i colleghi dello studio legale Baker&Hostetler, e ora in Italia sono ben sei gli studi milanesi che hanno deciso di usufruire delle sue prestazioni (leggi: Il primo avvocato robot assunto da uno studio legale).
Il bot è stato progettato nel 2014 da un team dell'Università di Toronto e si basa sulla tecnologia dell'AI Watson, primo computer cognitivo creato da IBM. Pur senza le fattezze di un androide, Ross ha capacità davvero stimolanti per il settore e, soprattutto, il suo "noleggio" costa quanto un'ora di lavoro di un avvocato "umano", anche se le sue competenze sono rapportabili a quelle di un praticante all'inizio della sua carriera.
Ross risponde a domande poste in un inglese semplice, spiegano sul sito della IBM, e arriva alla soluzione richiesta dopo aver passato in rassegna l'intero corpus legale con una precisione del 90%. La sua risposta contiene una citazione, letture a tema che partono dalle leggi, dai precedenti legali e dalle fonti secondarie. In sostanza, Ross è, non solo, in grado di elaborare un numero impressionante di dati relativi alla legge, ai casi giudiziari e alla giurisprudenza in generale, ma anche di aggiornarsi recependo istantaneamente i nuovi contenuti. Ancora, il bot "monitora la sfera legale senza interruzioni per notificarti di eventuali nuovi verdetti che possono interessare il tuo caso".
Ma gli avvocati-robot in circolazione non finiscono qui: anche lo studio legale internazionale Dla Piper, che tra le sedi sparse per il globo conta anche l'italia, si avvale di una piattaforma, un software dotato di "intelligenza artificiale" creato in Canada dall'azienda Kira Systems, il quale è in grado di scandagliare i contratti, analizzandoli nel dettaglio allo scopo di rilevare le clausole maggiormente problematiche o che necessitano di revisione.
Un'attività davvero imprescindibile in uno studio legale come Dla Piper, primo nel mondo a occuparsi di fusione e acquisto tra aziende, con contratti spesso di centinaia di pagine che necessitano di essere accuratamente analizzati per verificare che tutte le clausole siano favorevoli agli affari dei propri clienti.
Il duro lavoro, in passato affidato ai giovani praticanti, ha visto ora l'ingresso dell'intelligenza artificiale che in alcune sedi, ad esempio quella milanese, ha debuttato all'inizio del 2017 ed è ancora nella sua fase sperimentale. Il software Machine learning ha convinto anche Deloitte, gigante della revisione contabile, per lo ha "assunto" per monitorare e correggere i documenti.
Infine, da giugno dello scorso anno anche il colosso finanziario Jp Morgan ha sperimentato il supporto dell'intelligenza artificiale, inserendo tra le sue fila COIN (Contract Intelligence) un bot machine learning in grado di sostituire 360mila ore di lavoro annue svolte dagli avvocati. In pochi secondi, infatti, il bot è in grado di leggere e interpretare accordi commerciali e contratti di prestito, mansioni ripetitive da sempre svolte dai professionisti umani.