di Valeria Zeppilli - Da anni ormai la Cina ha un obiettivo importante: l'introduzione di un codice civile, dietro al quale c'è lo zampino di un italiano, l'ex ministro Diliberto, che sta dando un'enorme mano nella redazione di un testo destinato a divenire epocale per questa nazione.
Ma se per ora un simile lavoro è lontano dal giungere a conclusione, i "destini giuridici" di Italia e Cina sono già profondamente intrecciati sotto diversi altri aspetti.
Sebbene la crescita della Cina si sia un po' arrestata rispetto a quanto avveniva in passato, uno dei canali più interessanti per le law firm italiane è infatti rappresentato proprio da tale paese, soprattutto per quanto riguarda il settore customer, quello manifatturiero e quello dell'industrial tecnology.
A questo proposito uno studio recentemente condotto da ItaliaOggi ha fotografato i rapporti di business che esistono tra il Belpaese e la Cina, dimostrando come numerosi siano i campi in cui gli stessi sono forti e consolidati, ma anche come potrebbero modificarsi negli anni nell'ottica del consolidamento della politica industriale cinese nota come "China Manufacturing 2025".
Del resto, gli interessi dimostrati dai cinesi sono variegati e comprendono, ad esempio, anche il settore chimico-farmaceutico o quello dell'hi-tech, con un unico requisito: le società acquisite dagli investitori devono esprimere eccellenza.
In tale contesto, il ruolo degli avvocati diviene fondamentale e va oltre le classiche competenze: all'arduo compito di contemperare due universi giuridici opposti, si aggiunge anche quello di adoperarsi come mediatori culturali per soddisfare adeguatamente gli interessi delle parti.
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