di Marina Crisafi - Esiste un nesso causale tra l'uso prolungato del cellulare e il tumore al cervello. Lo ha riconosciuto il tribunale di Ivrea, con una sentenza shock emessa il 30 marzo scorso. A renderlo noto, oggi, gli avvocati Renato Ambrosio e Stefano bertone, dello studio legale torinese Ambrosio&Commodo, difensori del lavoratore 57enne protagonista della vicenda.
Il nesso tra uso scorretto del cellulare e malattia
Nella fattispecie, il giudice del lavoro del tribunale di Ivrea, Luca Fadda, ha riconosciuto che il tumore (benigno ma invalidante) contratto dall'uomo, dipendente di una grande azienda italiana, è stato originato dall'uso scorretto del telefonino, utilizzato per più di tre ore al giorno per 15 anni, condannando dunque l'Inail a corrispondergli una rendita vitalizia da malattia professionale.
La sentenza, prima in Italia emessa da un tribunale di primo grado, non è l'unica sul tema. Già nel 2012, la Cassazione (cfr. sentenza n. 17438/2012) aveva ritenuto sussistere una "ragionevole certezza" nell'esistenza di un legame tra l'uso intenso del cellulare e lo sviluppo di una malattia come il tumore (leggi: "Cassazione: risarcibilità danni da uso del cellulare").
"Speriamo che questa sentenza - ha affermato D'Ambrosio commentando la decisione di primo grado - in cui viene individuato il nesso di causa tra un uso prolungato del cellulare e una grave malattia possa servire per promuovere una campagna di sensibilizzazione che in Italia ancora manca".
Lo studio legale, ha proseguito l'avvocato, ha lanciato a tal fine 'neurinomi.info', una piattaforma dedicata a chi è affetto o lo è stato da neurinoma e ha fatto un uso consistente del cellulare nonché a chi cerca informazioni per cautelarsi dall'utilizzo del telefonino.
Proprio per sollecitare ulteriori informazioni, lo studio ha depositato qualche anno fa un ricorso al Tar di Roma, chiedendo "che lo Stato Italiano dia indicazioni obbligatorie sull'uso del cellulare ai propri cittadini, come accade per il fumo". Continuando a usare il telefonino senza indicazioni, ha concluso infatti il legale, "possiamo crearci problemi senza volerlo e chi ci governa deve fornirci indicazioni corrette".
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