Il Consiglio di Stato chiarisce i limiti applicativi della pianificazione costiera di dettaglio

Avv. Stefania D'Amato - Grandi novità giurisprudenziali in materia di rilascio di concessioni demaniali marittime: ad affermare l'applicabilità, nelle more dell'approvazione dei Piani Comunali delle Coste "solo adottati", del Piano Regionale delle Coste è il Consiglio di Stato, che con la recente sentenza della V Sezione, n. 2322 del 16 maggio 2017, ha confermato l'illegittimità dell'applicazione anticipata della pianificazione comunale di dettaglio, ove non ancora passata al vaglio dell'Ente Regionale competente e, dunque, non ancora formalmente approvata.

La decisione del Consiglio di Stato

Più in particolare, il Consiglio di Stato, chiarendo i dubbi interpretativi ed applicativi generatisi nello svolgimento dell'attività concessoria da parte degli Enti locali, nonché dibattuti nelle aule dei Tribunali Amministrativi, si è pronunciato in ordine ad una fattispecie, analoga a molti operatori del settore, in cui un Comune costiero aveva rigettato l'istanza di rilascio di una nuova concessione demaniale marittima, in quanto localizzata su un tratto di costa non specificamente destinato ad ospitare l'intervento richiesto (una spiaggia libera con servizi) in base alle previsioni del Piano Comunale delle Coste adottato e non ancora approvato.

Ebbene, il Giudice d'appello, in riforma della sentenza di primo grado (ed alla luce degli atti ivi impugnati ovvero del diniego comunale e della delibera commissariale con cui era stato impartito all'Ente locale di valutare le istanze presentate in base alle previsioni del P.C.C., seppur non ancora approvato), ha affermato che non esiste alcuna disposizione legislativa che attribuisca ai piani comunali delle coste soltanto adottati un'efficacia anticipata, tale da consentire di negare il rilascio di concessioni demaniali marittime con essi eventualmente in contrasto.

In altri termini, consentire ai Comuni, nelle more della definitiva approvazione dei relativi P.C.C., di valutare le istanze concessorie, attenendosi alle previsioni contenute in uno strumento pianificatorio adottato, ma non ancora approvato, equivarrebbe ad introdurre, artatamente, una misura di salvaguardia priva di alcun supporto normativo e come tale illegittima, stante il principio di tipicità a cui soggiacciono i poteri soprassessori.

Nel caso esaminato dai Giudici di Palazzo Spada, dunque, la richiesta concessoria avanzata dalla società appellante avrebbe dovuto essere valutata dal competente Comune solo sulla base delle prescrizioni del Piano Regionale delle Coste, senza dover fare riferimento alle previsioni, più restrittive, elaborate nello strumento comunale, non ancora approvato. 

Avv. Stefania D'Amato

Avvocato del Foro di Lecce

Cultore di Materia presso l'Università del Salento


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