di Valeria Zeppilli - Quando il contenuto complessivo di un atto di precetto permette a chi lo riceve di identificare con certezza quale sia il titolo esecutivo e la circostanza che lo stesso è stato effettivamente notificato, l'omessa indicazione della data in cui la notifica è avvenuta non rende l'atto nullo.
Il contesto dell'atto
Con la sentenza numero 15316 del 20 giugno 2017 (qui sotto allegata), la Corte di cassazione ha infatti citato diversi precedenti di legittimità che sostengono tale conclusione, così ritenendo che debba ritenersi valido l'atto di precetto notificato in rinnovazione di un precedente precetto, con l'indicazione degli estremi della sentenza di condanna sulla base del quale era intimato e con la precisazione che tale sentenza era stata notificata unitamente al primo precetto.
Per i giudici, la data di notifica poteva essere dedotta pienamente dal contesto dell'atto con la conseguenza che la sua omissione era supplibile.
Nullità del precetto
Gli elementi che il precetto deve contenere a pena di nullità, invece, sono altri e sono quelli che permettono di identificare esattamente il titolo esecutivo, in quanto requisito fondamentale indispensabile perché il precetto stesso possa raggiungere il suo scopo, ovverosia assegnare al debitore un termine per adempiere il proprio obbligo e preannunciare l'azione esecutiva in caso di mancato adempimento.
• Foto: 123rf.com