Non per fare l'antitaliano alla Giorgio Bocca, ma c'è un ma, al di là della propaganda (armi di distrazione di massa) che fa da propellente ormai ad ogni iter legislativo.
Si è scritto ieri (il 21 luglio 2017) su queste stesse colonne del nostro Quotidiano che è in arrivo una norma che vieterà il sorpasso dei ciclisti ad una distanza inferiore al metro e mezzo.
Una modifica al Codice della Strada sancirebbe la novità che potrebbe allinearci finalmente ai paesi più progrediti.
Andiamo da un senzatetto sotto il ponte e proclamiamo: "barbone, da domani allineati al pasteggiare delle persone più ricche con caviale e champagne!"
Ebbene, premetto, in primo luogo, che sono stato cicloamatore per molti anni ed ho smesso soltanto perché non riuscivo a conciliare i tempi assorbenti della professione forense con l'allenamento assiduo indispensabile per gustare le uscite in bici; la forma fisica, si sa, non dura più di una settimana e le salite ti attendono al varco; nutro, di conseguenza, la massima attenzione per la presenza di ciclisti su strada e ne ho il più profondo rispetto.
Superate, pertanto, le consuete lotte fratricide ataviche guelfi-ghibellini e automobilisti-ciclisti, mi sono, però, anche posto il serio dubbio, insieme al presentatore Max Giannini, nel corso di un'intervista a Radio Kiss Kiss del 30 marzo 2017 (la trasmissione è Good Morning, Kiss Kiss), se questo stesso DDL in discussione al Parlamento abbia posto la dovuta attenzione sulle dimensioni reali medie delle strade italiane.
Concordiamo su tre metri?
Tanto sono larghe (o strette) le nostre vie.
Bene, allora, A) considerato l'ingombro della sagoma del ciclista, che può essere anche un bel pachiderma, seppur allenatissimo, B) considerato l'ingombro della sagoma dell'autovettura, C) considerato che potrebbe anche esserci la striscia continua al centro della carreggiata, saprebbero spiegarmi lor Signori proponenti del DDL come e dove noi automobilisti dovremmo effettuare il sorpasso?
Quindi, formiamo una bella fila di mezzi in colonna dietro all'andatura di... ipotizziamo 25 chilometri orari del ciclista di turno sino al termine della striscia longitudinale bianca continua.
E sui tornanti di montagna?
Oppure, se è presente sul manto stradale la linea discontinua che ci permette giuridicamente il sorpasso, possiamo benissimo buttarci con il mezzo nel fosso sito sul lato sinistro della strada.
Evviva la canalina di scolo, utile anche per scopi impropri.
Alternative non mi pare siano contemplate.
Questa, per esser concreti e di necessità critici al cospetto di proposte irreali, è la situazione attuale della media delle strade italiane.
Se il legislatore vuol fare qualcosa per migliorarle, per me il ciclista può essere sorpassato anche a due o tre metri di distanza, come di certo è già imposto all'estero, ma bisogna vedere qual è la tipologia della strada e la cura nella manutenzione che hanno fuori dall'Italia.
Se, per contro, la situazione viaria rimane quella che conosciamo fin troppo bene e che si sospinge sino al notorio, con la consacrazione in sentenze del Tribunale di Roma che sanciscono la prevedibilità della buca, con il ciglio stradale caratterizzato da crateri lunari, allora proporrei di mandare serenamente al macero il disegno di legge.
... che, comunque, non diventerà mai legge di questo Stato scassato quasi quanto le strade, anche in considerazione del fatto che le Camere-yogurt sono giunte al capolino di scadenza della legislatura.
Infine, se anche il DDL diventasse legge, c'è sempre qualcuno che potrebbe spiegarmi come andrebbero sanzionate, sempre in concreto, le condotte violative della distanza minima laterale?
Forse con il misuratore digitale laser dei geometri: il vigile si assesterà sulla canna del velocipede come un lugubre uccello parassita sulla groppa dell'elefante, pronto a sanzionare ogni sorpasso vietato dell'automobilista brutto, sporco e cattivo.
La misurazione sarà, comunque, discutibile perché il ciclista procede zigzagando.
Previsione: astio automobilisti-ciclisti in decisa crescita.
Riconoscenti, ringraziamo ancora una volta i nostri decisori politici, di certo molto attenti alle esigenze del ciclismo: i soldi versati con gli sms solidali dalla generosità degli italiani stavano finendo in buona parte per il progetto di una pista ciclabile, cosa utilissima a tutti tranne che ai terremotati, che la bici ce l'hanno sommersa dalle macerie. Ma di questo scandalo che investe la Regione Marche parleremo tra qualche giorno.
(fine nona puntata, a prestissimo per la decima).