Di particolare importanza, in questo tipo di cause, è la prova del nesso causale tra fatto ed evento.
Nella pratica il paziente viene accettato in ospedale per un ricovero o per una visita ambulatoriale: ne scaturisce un particolare rapporto in forza del quale alla persona è dovuta l'assistenza sanitaria che, a sua volta, comprende da un lato le prestazioni di carattere medico e, dall'altro, vitto alloggio e assistenza.
I vari tribunali e la stessa Corte di Cassazione in tanti anni si sono adoperati per classificare e definire questo tipo di "contratto" o fonte di obbligazioni.
Gli orientamenti sulla prova del nesso causale
Secondo un primo orientamento, è il paziente che prova la connessione causale tra azione (o omissione) del medico e il danno da lui riportato.
Un altro orientamento invece ritiene che il medico deve provare l'assenza del nesso di causalità tra il suo intervento e il danno patito dalla persona assistita.
Il Tribunale di Lecce (sentenza n. 1021/2017) ricorda che la Suprema Corte negli anni recenti si è accostata più al primo orientamento, sostenendo che in tema di responsabilità dell'ente ospedaliero per inesatto adempimento della prestazione sanitaria (inquadrabile nella responsabilità contrattuale) è a carico del danneggiato la prova dell'esistenza del contratto e dell'aggravamento della situazione patologica, oltre al nesso di causalità con l'azione o con l'omissione dei sanitari, restando a carico di questi ultimi la prova che la prestazione sia stata eseguita in modo diligente.
La vicenda
Ragionamenti e conclusioni, quelli sopra rappresentati, tratti dal caso specifico portato all'esame del Tribunale di Lecce: il paziente, per la prima volta presso il reparto di traumatologia della struttura sanitaria convenuta viene operato (osteotomia di valgizzazione tibiale sinistra).
A distanza di tempo però lamenta forti algie al ginocchio che compromettono la deambulazione.
Successivamente viene sottoposto a nuovo intervento chirurgico di artroprotesi ginocchio sinistro in forma completa: sennonché, anche in questo caso, dopo alcuni mesi riprendono i dolori, che man mano si aggravano.
Più in avanti nel tempo, viene certificato il "fallimento della protesi di impianto e revisione", quindi sottoposto a nuovo intervento.
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