di Valeria Zeppilli - Se il figlio adolescente dichiara di non voler stare con il padre, perché non lo ha mai frequentato e non lo conosce bene, è legittimo affidarlo esclusivamente alla madre. Questa almeno è la recente posizione della Corte di cassazione, che con l'ordinanza numero 18734/2017 del 27 luglio scorso (qui sotto allegata) ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso proposto da un papà privato dell'affidamento della figlia, confermando così una decisione già assunta dalla Corte d'appello e, con essa, la deroga al principio della bigenitorialità.
L'importanza delle dichiarazioni dei minori
Si tratta, chiaramente, di una sentenza che farà discutere molto, ma che dimostra anche come le dichiarazioni dei minori abbiano ormai assunto un peso fondamentale nei giudizi di separazione e divorzio.
La piccola, nel caso di specie, rifiutava il papà perché nei fatti non lo conosceva, visto che l'uomo si era separato dalla madre quando ancora lei doveva nascere. I giudici del merito hanno quindi deciso di assecondare la sua volontà: l'assenza di rapporti effettivi con la figura paterna e il tenore delle dichiarazioni rilasciate nel corso di giudizio hanno reso palese il pregiudizio che potrebbe derivare dall'affido condiviso all'interesse del minore.
Su tale valutazione, si badi bene, non hanno inciso in alcun modo le effettive capacità genitoriali dell'uomo, che non sono state messe in dubbio dall'affido esclusivo (non limitativo della titolarità della responsabilità genitoriale). Resta però fermo il fatto che, rispetto all'adolescente, quest'ultimo era la scelta migliore e la Cassazione la ha resa definitiva.
Corte di cassazione testo ordinanza numero 18734/2017• Foto: 123rf.com