La violenza domestica è la violenza di un partner nei confronti dell'altro,commessa tra le mura domestiche e avente a oggetto i più vari comportamenti

Cos'è la violenza domestica

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Secondo la definizione data dalla World Health Organization, la violenza domestica - detta anche intimate partner violence- può essere descritta come "ogni forma di violenza fisica, psicologica o sessuale e riguarda tanto soggetti che hanno, hanno avuto o si propongono di avere una relazione intima di coppia, quanto soggetti che all'interno di un nucleo familiare più o meno allargato hanno relazioni di carattere parentale o affettivo".

Di solito la vittima è una donna che subisce una violenza da parte del padre o del proprio compagno, ma pure gli uomini - anche se in percentuale più bassa (15%) - sono vittime di tale sopruso.

Violenza domestica figli

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Per molti autori, nelle famiglie in cui si sono verificati 50 o più episodi di violenza domestica nei confronti dei figli, circa il 70% dei bambini ha subito maltrattamenti da parte del padre e il 30% da parte della madre.

Violenza domestica Covid-19

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Purtroppo, secondo una ricerca D.i.Re, nel corso del lockdown decretato in Italia durante la primavera 2020 per far fronte all'emergenza sanitaria da coronavirus si è verificato un notevole aumento dei casi di violenza domestica. Rispetto alla media mensile registrata nel 2018, a marzo 2020 le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza sono aumentate del 74%, toccando la punta dei 2900 casi.

Per tentare di arginare il problema, la Polizia di Stato ha quindi deciso di estendere l'app YouPol, nata per segnalare ipotesi di spaccio e bullismo, anche ai casi di violenza domestica.

Violenza domestica: le tipologie

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La violenza domestica può essere di tipo "orizzontale", ossia perpetrata tra uomo e donna, o di tipo "verticale", ossia esercitata da adulti verso minori.

Un'altra distinzione è quella tra violenza fisica, psicologica e sessuale.

Violenza fisica

La violenza domestica può essere innanzitutto fisica e consistere in schiaffi, spinte, strattoni, calci e altro genere di attacchi che colpiscono la vittima nel corpo.

Violenza psicologica

Anche la violenza psicologica può essere una forma particolarmente grave di violenza domestica. Infatti, non è raro che si agisca sul familiare umiliandolo continuamente, minacciandolo, insultandolo e criticandolo in maniera eccessiva e intensa.

Violenza sessuale

Infine, può essere ricondotta nell'ambito della violenza domestica anche la violenza sessuale, laddove il partner sia costretto ad avere rapporti sessuali contro la propria volontà o sia addirittura stuprato.

Violenza domestica reato

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Da quanto appena detto, emerge chiaramente che la violenza domestica rappresenta spesso una forma di reato.

Le fattispecie delittuose integrabili con violenza domestica sono le più disparate e spaziano dalle lesioni personali dolose, alla violenza sessuale, alla minaccia, agli atti persecutori e così via.

Non vi è quindi una legge specifica sulla violenza domestica, ma le relative tutele sono contenute in varie norme del codice penale.

Legge sulla violenza domestica

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Tuttavia, nel 2019 è stata emanata la legge numero 69, con la quale sono state rafforzate le tutele delle vittime dei reati di violenza domestica (oltre che di genere), intervenendo sul codice penale e sul codice di procedura penale.

Si tratta del cd. codice rosso, che, tra le altre cose, ha accelerato i procedimenti aventi ad oggetto, ad esempio, i reati di maltrattamenti in famiglia, stalking e violenza sessuale; ha rafforzato la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima; ha inasprito le pene previste per i maltrattamenti contro familiari e conviventi, gli atti persecutori, la violenza sessuale e la violenza sessuale di gruppo.

La violenza assistita intrafamiliare

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Per violenza assistita intrafamiliare si intende il maltrattamento psicologico di cui quotidianamente è vittima e spettatore il minore.

La violenza che si realizza in sua presenza è esercitata su uno o più componenti della famiglia.

Il Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l'abuso all'infanzia ha definito nel 2005 la violenza assistita da minori come: "l'esperire da parte del/della bambino/a qualsiasi forma di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative adulte o minori. Si include l'assistere a violenze messe in atto da minori su altri minori e/o sul altri membri della famiglia e ad abbandoni e maltrattamenti ai danni di animali domestici. Il bambino può fare esperienza di tali atti direttamente (quando essi avvengono nel suo campo percettivo), indirettamente (quando il minore ne è a conoscenza), e/o percependone gli effetti".

Gli indicatori dei casi di violenza assistita

I danni nei confronti delle vittime di violenza assistita sono sottovalutati e non ci si rende conto di quanto diventi problematico il processo di sviluppo per questi bambini, che non riportano segni fisici, ma ferite psicologiche.

Tra gli indicatori che possono caratterizzare i diversi casi di violenza assistita da minori possiamo trovare:

  • quelli relativi alla presenza di fattori di rischio nel contesto familiare, sociale ed economico;
  • quelli relativi alle aree di sviluppo (comportamento, problem solving, apprendimento, adattamento);
  • quelli che si riferiscono alla sintomatologia del minore: depressione, aggressività, immaturità, ansia, inquietudine;
  • quelli riconducibili agli aspetti comportamentali, psicologici e sociali relativi allo stato psico-fisico del maltrattante, maltrattato e vittima di violenza assistita.

Il riconoscimento della violenza assistita

In Italia si è prestata attenzione al fenomeno solo alla fine del ventesimo secolo, grazie soprattutto al lavoro svolto da Centri Antiviolenza e associazioni femminili.

Due sono stati gli eventi che hanno portato al riconoscimento e alla definizione di violenza assistita: il primo è il III Congresso Nazionale del Coordinamento, tenutosi nel 2003 a Firenze; il secondo riguarda la stesura del "Documento sui requisiti minimi degli interventi nei casi di violenza assistita da maltrattamento sulle madri", approvato nel 2005.

Purtroppo i dati rilevano che sempre di più sono i bambini vittime di questa forma di violenza, che, non denunciano il fenomeno restando in silenzio.

Il codice penale italiano considera la violenza assistita un'aggravante del reato di maltrattamenti in famiglia (art. 572 c.p.).

In sede giudiziale, il giudice può obbligare il maltrattante a lasciare immediatamente l'abitazione familiare; in ambito civile, può disporre la decadenza della potestà e anche in questo caso l'allontanamento del genitore.

Il giudice può disporre anche l'intervento dei servizi sociali, di un centro di mediazione familiare o antiviolenza.

RAFFAELLA FEOLA



Foto: 123rf.com
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