di Gabriella Lax - Circa seicento edifici individuati nelle principali città. Dopo gli sgomberi avvenuti a piazza Indipendenza, nella capitale, il ministero degli Interni ha stabilito di sospendere ogni attività del genere finchè non saranno trovate soluzioni abitative alternative utilizzabili nell'immediato dalle persone coinvolte. Si discute di nuove linee guida, secondo un principio cardine: ad ogni azione di sgombero da alloggi illegali dovrà corrispondere una nuova soluzione abitativa accettabile.
Il ruolo di sindaci e prefetti
Tutto questo vedrà attivo un canale di comunicazione costante che coinvolge, in primis, enti locali, sindaci e prefetti. Ad essi potrebbero aggiungersi associazione qualificate, in modo da coinvolgere il sociale.
Nello specifico ci sarebbero già circa 600 strutture potenzialmente utilizzabili per emergenze abitative nelle grandi città (Roma, Milano e Napoli). Le strutture di accoglienza non sarebbero destinate solo ai migranti sfrattati, ma a tutti coloro che vivono in situazioni di precarietà e di illegalità.
Le linee principali riguardano la comunicazione costante con enti locali, sindaci e prefetti, primi contatti diretti coi territori di competenza. E, a livello locale, proprio grazie alla stretta collaborazione tra sindaci e prefetti potranno essere trovate le soluzioni più adatte per assicurare lo svolgimento delle operazioni di sgombero ed anche delle conseguenti sistemazioni abitative.
Nei prossimi giorni le prefetture riceveranno sul tema una circolare esplicativa con i parametri entro i quali ricomprendere l'azione amministrativa sul territorio. Per fare il punto sulla situazione, oggi al Viminale, è previsto un incontro tecnico con l'Anci, l'associazione dei comuni italiani.
Beni confiscati alle mafie agli occupanti sgomberati
Una delle ipotesi prese in esame dalle linee guida sarebbe di usare beni confiscati alla criminalità organizzata per dare alloggio alle persone sgomberate da edifici occupati.
Secondo i dati dell'Agenzia nazionale beni sequestrati e confiscati, a settembre 2017, sono oltre 17mila, tra immobili e aziende, i beni definitivamente confiscati alle mafie, censiti. Solo 9.310 sono stati destinati, 7.955 in gestione e 312 usciti dalla gestione. L'utilizzo per gli immigrati e i disagiati consentirebbe di evitare speculazioni al mancato riutilizzo o a un utilizzo non "virtuoso" dei beni requisiti alla criminalità. Tuttavia la scelta ha già destato più di una perplessità: il centrodestra ha sottolineato che il 70 per cento di tali edifici sono al Sud e dunque il peso dell'accoglienza ricadrebbe ancora una volta solo in una parte del Paese.