di Valeria Zeppilli - Al proprietario di un cane investito spettano, a titolo di risarcimento, non solo i danni patrimoniali: il padrone ha diritto anche al danno non patrimoniale per lo stato di apprensione in cui ha vissuto durante la convalescenza.
A dirlo è la dodicesima sezione del Tribunale di Roma con la sentenza numero 19747/2016, che ha stabilito l'ammontare del ristoro spettante a un uomo, il cui cane era stato investito da un furgone.
Innanzitutto, il risarcimento ha ad oggetto le spese sostenute per le cure veterinarie resesi necessarie a seguito dell'incidente, la cui entità peraltro dimostra l'importanza che il cucciolo ha per il suo padrone.
Va poi risarcita in via equitativa l'ansia del padrone durante i tre mesi di cure alle quali l'animale si è dovuto sottoporre, peraltro a distanza di circa 45 chilometri da casa.
L'animale non è una cosa
Complessivamente, la condanna inflitta dai giudici al proprietario, al conducente e all'assicurazione del furgone, in solido, ammonta a circa 5.800 euro.
Sul quantum, per il Tribunale non rileva il fatto che il cane era stato pagato dal padrone 400 euro: tale circostanza era stata addotta dai convenuti per porre un tetto massimo all'ammontare del risarcimento, ma per i giudici l'animale non è una cosa e un simile criterio non vale nel caso di specie.